QUADERNO CINEMA  mauridal film.it

periodico di commenti e critica cinematografica

L'IMMENSITA' un film di E.CRIALESE commento di Gennaro Montanaro

L’immensità : Quando sogni di vivere tutta un’altra vita ! Sogno e realtà intrecciati come a sottolineare la lotta tra l’essere o il non essere dei due personaggi principali : madre e figlia/o !!!! In una Italia in atmosfere romane , ipocrita e maldestra negli anni 70, Emanuele Crialese ci trasporta all’interno di un contesto familiare dove il concetto di  “’immensità” ha che fare col desiderio di spazio umano e fisico alternativo. Una sorta di viaggio alla ricerca disperata di spazi e di luoghi connotati dal concetto di “altro”.Protagonista è una di quelle famiglie, figlie del boom o ancora a cavallo dello stesso, costruite o imposte da convenzioni che in quei tempi sembravano rassicuranti. La coppia (Clara e Felice) , vive di stanchezza sentimentale e vuoti di fantasia e  la protagonista Clara (una splendida Penelope Cruz ) pur di dare un senso ai suoi sogni infranti si immagina, con splendidi sprazzi di follia, nei panni delle stars del momento,Raffaella Carrà in particolare, trasportando con se’ anche i tre figli nella speranza di evitare loro il disagio di una esistenza vuota e troppo scontata.  In questo contesto emerge la figura della primogenita Adry…che si fa chiamare Andrea e che si sente nei suoi 12 anni  Imprigionata in un corpo che non sente suo.  Adry si ribella in continuazione , si veste da uomo e ama il proibito presentato in un insieme di baracche, a poca distanza dal lussuoso appartamento in cui vive la famiglia, dove vivono probabilmente degli emarginati -qui c’è il concetto di  viaggio verso una terra di confine ed è qui che la ragazza può’ finalmente sentire di essere se’ stessa -  e dove incontra quello che per lei è il primo amore : Sara, alla quale il regista, con lusinghiero distacco, non  darà mai la possibilità di capire che Andrea è in realtà una donna. La ribellione, anche se perdente, e la ricerca di un immenso troppo lontano oltre che il confronto tra madre e figlia che in realtà tale  ,sono , a mio parere, i veri temi del film . Adry si sente un maschio ribelle perché’ vede nel padre rigido e anche violento, il vero ostacolo alla felicità, la causa dei sogni infranti della mamma e allo stesso tempo il pericolo che tutto si possa ripetere già nella sua vita adolescenziale ed in quella futura. Tra madre e figlia è evidente  un legame che vuole sottolineare una continuità sognata ,diversa, e la serie di sequenze surreali (mamma e figlia che danzano e ballano al ritmo della intramontabile Prisencolinensinainciusol  di Celentano ) oltre ad altre  accompagnate dall’ascolto di interpreti di successo degli anni 70  confermano la ricerca , nella attualità temporale in cui è ambientato il film , di un mondo che esiste grazie alla televisione ma che risulta irraggiungibile e da percepire fisicamente  solo facendo ricorso ad una  disperata fantasia. E sarà  proprio l’eccesso del sogno che ci mostrerà in una splendida  sequenza conclusiva, Adry (ma a questo punto Andrea) oramai unico interprete, intonare una hit degli anni 70   in versione crooner (Love story nella interpretazione di Johnny Dorelli. Non sarà da Oscar ma il film ci cattura con un susseguirsi di episodi da leggere con attenzione per identificare la delicatezza con cui Crialese ci fa percepire una realtà che, come ha dichiarato, gli è appartenuta. In un cinema desolatamente vuoto, ero l’unico spettatore, in verità mi sarei atteso una conclusione …che non c’e’ stata…..Crialese si è lasciato distrarre troppo dall’atmosfera del sogno che, fino alla conclusione , non ha pero’ danneggiato il film. ( Gennaro Montanaro )

dal film l'Immensita'

IL SIGNORE DELLE FORMICHE commento di Gennaro Montanaro

Il Signore delle formiche: Un discreto film…….A me ha ricordato un po’ le battaglie radicali ! Furono infatti i radicali che si schierarono coraggiosamente  a favore del personaggio , Aldo Braibanti , sicuramente meno famoso di Pasolini ma la cui vicenda ,per merito del regista Gianni Amelio , torna alla attenzione anche dei cosiddetti moralisti, ahimè ancora numerosi e capaci di identificarsi perfettamente  tra gli ipocriti o per meglio dire  i“benpensanti”. Ricordo l’anno 1981 quando proprio le battaglie radicali condussero alla cancellazione dal codice penale del reato di plagio (quello che nel film serve a nascondere il “crimine” della omosessualità)! Amelio stesso sceglie di manifestarci  quel momento  con una immagine di Emma Bonino…..io avrei preferito piuttosto Marco Pannella anche perché’ Emma , nel 1968 non faceva ancora parte del partito radicale.   In ogni caso Il signore delle formiche è una vera poesia d’amore che si esprime nel contesto di una società schifosamente ipocrita e soprattutto bigotta, un riflesso di cio’ che in quegli anni noi non riuscivamo a vedere o ,se seguiamo l’ultimo dialogo nel film tra il Direttore dell’Unita’ (l’attoreGiovanni Visentin)  e Ennio,  il giornalista coraggioso cui da vita il solito, inarrivabile Elio Germano , non ci si “chiedeva di vedere”. Nell’atteggiamento del giornale ed in quello del reporter  vi ho letto il contrasto , ahimè’, tra ciò’ che solo in apparenza voleva scuotere la meschinità del potere in quegli anni  e la delusione che successivamente molta della sinistra in cui si è creduto ci ha regalato. I nostri anni ’60  nel film rivelano in fondo un insospettabile restrizione culturale specchio di un paese che ,comprendo solo oggi , non voleva davvero guardare avanti .. Il caso giudiziario dell’intellettuale Aldo Braibanti (un appassionato quanto vigoroso Luigi Lo Cascio) , accusato di plagio per aver sottomesso alla sua volontà un giovane appena maggiorenne, viene presentato anche attraverso una fotografia che ci fa apprezzare i paesaggi emiliani, quelli dove le rivoluzioni intellettuali, soprattutto quella dell’arte, sono sempre apparse possibili, la regione che è stata per anni un modello di avanzamento politico e culturale talvolta invidiabile. In questo contesto si muovono i due personaggi principali: l’intellettuale ,poeta, ex partigiano, forse sognatore ,ma sicuramente scontroso e tagliente al tempo stesso nelle sue manifestazioni di motivatore culturale e il giovane dal carattere tenero e dall’atteggiamento disincantato nei confronti del mondo che lo circonda. Il rapporto che stringerà con Aldo è il risultato della fascinazione che l’intellettuale esercita su di lui. Diventerà amore, un sentimento puro che al di là del sesso e della passione si rivelerà profondamente umano. Purtroppo Il fascino del paesaggio emiliano cosi’ come la tenerezza del rapporto d’amore e di attenzione reciproca fra Aldo e Ettore (l’attore Leonardo Maltese è una piacevole sorpresa)  risulteranno violentati quando la macchina da presa ci travolgerà conducendoci nelle aule dei tribunali, nelle piazze di protesta romane, e nelle sentenze scontate di alcuni, vedi l’avvocatino Silvio fidanzato della cugina del giornalista, che rasentano cattiveria, apparente moralità  e, perché no,  una malcelata violenza. Riconosco ad Amelio la sua capacità di distacco dalla vicenda, nel film non c’e’ mai un giudizio esterno ma solo la manifestazione di  un vero e proprio malessere , una oppressione , quasi un obbligo ad essere , mi piacerebbe dire : conformi, ma forse è meglio l’aggettivo “normali” ! Personalmente ,pur avendo apprezzato la pellicola, ho avuto la impressione ,forse a causa della mia eccessiva attenzione cinefila, che la recitazione di alcuni  sia eccessivamente didascalica (non ho apprezzato alcuni tempi di recitazione). Molti personaggi mi sono apparsi troppo ancorati al proprio ruolo, talvolta mi è parso di leggere un libro piuttosto che guardare una pellicola. Tutto questo naturalmente  eccetto  i due protagonisti oramai consacrati Lo Cascio e Germano . Mi piace chiudere con ciò che ho subito pensato alla fine della proiezione E’ possibile che ci sia colpa nell’amare? ( Gennaro Montanaro)

dal film il signore delle formiche


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E' stata la mano di Dio commento di Marina Lo Conte locontemarina@libero.it

È stato un po' deludente. È stato infarcito di scene ed elementi che potessero attrarre un pubblico assai ampio, come le immagini di Napoli ( oleografiche e scontate ), i nudi della Ranieri ed altro e poi la ciliegina sulla torta ce l'ha messa la canzone di Pino Daniele ! È un film molto auto referenziale, dove si da per scontato che le sue vicende personali, seppur assai drammatiche, siano di grande importanza e rilevanza per tutti . I pregi sono, per me l'interpretazione di Servillo che, qui ha superato se stesso. Non male anche la Saponangelo. Ho apprezzato alcune battute di spirito argute ed originali. Non posso dire di essermi proprio annoiata, ma è un film che non mi ha lasciato niente. D'altronde la presenza di Netflix lasciava già presagire un orientamento più commerciale del solito. Questo è il mio modesto parere . Marina


ESTERNO NOTTE film di Marco Bellocchio commento di BIAGIO BIANCARDI

Nome:email: biancardibiagio@alice.it Esterno notte 1-2, rappresenta una scorpacciata di cinema di 5 h. da praticare. Bellocchio da' uno spaccato dell'Italia di quegli anni molto realistico. La morte di Moro rappresenta l'eutanasia della prima repubblica. Con.i suoi riti e le sue ipocrisie. La Dc ne esce a pezzi. Andreotti cinico e spietato; Zaccagnini vuoto e melenso e Cossiga impotente e prigioniero delle sue nevrosi. Il PCI di Berlinguer e' un protagonista periferico e grigio. I Brigatisti sono descritti come un.piccolo gruppo di fanatici scollegati dalla realta'. La figura di Moro e' un santino troppo.melenso per essere vero. La sua umanita', le sue debolezze vengono descritte con indulgenza ed affettivita'. Paradossalmente il vero protagonista della storia e' la famiglia dilaniata dal dolore e dalla rabbia. Essa e' l'unico valore che rimane a cui si aggrappa dusperatamente Moro. La figura del papa e' enigmatica e scollegata dalla storia, quasi uno spazio per permettere a Servillo di giganteggiare, ma senza quagliare. Un buon film, un po' lungo ed in alcuni casi prolisso, ma interessante e valido. Il finale diventa troppo cronachistico e fattuale. Un Moro vivo che sopravvive al rapimento e' una felice intuizione che pero' dura pochi minuti, un battito di ali. Bellocchio se avesse puntato su questa intuizione sarebbe passato dal vero al verosimile, ma indeciso ha poi ripiegato sul solito finale moreteo. Un buon film, ma non un capolavoro.


Nostalgia. Un film di Mario Martone. Con Pierfrancesco Favino, Tommaso Ragno, Francesco Di Leva, Aurora Quattrocchi

RECENSIONE  di  Gennaro Montanaro  Film:   NOSTALGIA di (Mario Martone) Ho avuto occasione di conoscere personalmente Mario Martone grazie ad una iniziativa di Radio 2 a Napoli  alla quale fui “ignobilmente” ammesso a partecipare. In quella occasione ,mentre in gruppo  percorrevamo le zone piu’ oscure della periferia (San Giovanni a Teduccio) , ne ho  ammirato il grande spirito di osservazione e la profondità con cui parla della nostra città dalla quale tira fuori percezioni magiche fuse ad elementi  di grande attualità.   Iniziando dal titolo credo innanzitutto sia raro che un titolo  cosi’ riesca a descrivere il motivo dietro alla grandezza di questo film. In Nostalgia si assiste ad un racconto “nostalgico” come recita il titolo, riferito al protagonista che ha portato con se’, per 40 anni, il ricordo vivo dei luoghi ,dei fatti e soprattutto delle persone che hanno generato la sua fuga verso mondi (paesi arabi) ricchi altrettanto di grosse contraddizioni, problemi sociali irrisolti e di un fascino che rende gli stessi luoghi estremamente misteriosi. Il protagonista, un grande Favino a cui va dato un premio a Cannes avendo colpevolmente distratto la attenzione altrove al tema del film di Bellocchio “Il Traditore”,  già dalle prime scene nelle quali si dedica all’accudimento della vecchia mamma che vive in un misero basso del quartiere Sanità dopo aver ceduto , in cambio di una cifra mai svelata, il proprio appartamento a “gente” che si “è fatta raccomandare”,  assistiamo ad una ricomposizione attraverso  immagini dal gusto quasi pittorico  di ciò che era e di ciò’ che al suo ritorno il protagonista, Felice, ha ritrovato. L’immagine della madre, nuda ,con la pelle cadente e rugosa, costretta a farsi lavare dal figlio in una tinozza di uno scantinato, mentre piange, riesce  a trasmettere una sensazione di tristezza che si percepisce grazie ad una formidabile fotografia . Ma ad attendere Felice, oltre alla madre, c’è anche un terribile conto in sospeso con il suo passato. Ad attenderlo c’è Oreste ,suo amico di infanzia e di scorribande e di furti assurto negli anni al ruolo di “o malamente” (o’ malommo nel film) boss incontrastato di quel quartiere. A dividere e allo stesso tempo riavvicinare i due un drammatico evento che potrebbe tornare a galla. Felice non dovrebbe spingersi ,come decide di fare, all’interno di un mondo che sa di conoscere ma di cui ha perso i particolari ma per quanto continuamente “ammonito” ed “avvertito”  la  sua nostalgia è troppa , Napoli non si può abbandonare! Insomma con “Nostalgia” ,titolo cui darei un significato ambivalente ,Martone ci ha regalato  un film di grande  bellezza nostalgica in ogni aspetto della narrazione . Pierfrancesco Favino interpreta questo sentimento con incredibile abilità di  trasformismo. Come protagonista è un napoletano alla ricerca di una conversione ad una napoletanità che ha dovuto abbandonare, vuole autogiustificarsi in maniera innocente presentandosi a tutti come un egiziano che conosce il nostro dialetto e piano piano cerca, e in qualche modo ci riesce, a fondere la sua attuale cultura di partenza (quella egiziana) con quella di rinnovato arrivo (quella napoletana). L a mia interpretazione, dopo essere letteralmente rimasto incollato allo schermo con occhio e orecchie  per l’intera durata della pellicola , non alla ricerca del finale a sorpresa, o di quello sperato, ma per percepire ogni nota visiva e di linguaggio come nelle intenzioni del regista è che Martone voglia dare una sorta di avvertimento rivolto a chi pensa sia possibile  tornare sulla strada di ciò che si è irrimediabilmente perduto. La “Nostalgia” non aiuta a sentirsi  al sicuro a lungo, protetti dal vicolo buio del rimpianto . E diamogli sto’ Cannes a Favino e/o a Martone  …e che diamine!!! (Gennaro Montanaro).

dal film Nostalgia

QUI RIDO IO un film di Mario Martone. commento di Biagio Biancardi

Affresco carnale del.mondo teatrale napoletano, attraverso la figura di Eduardo Scarpetta. Il film è solido e compatto e si regge intorno alla figura patriarcale di Scarpetta. L'ambientazione nella Napoli di fine Ottocento e' accurata e filogicamente corretta. Il grande commediografo ha una carriera folgorante e riceve sempre il tributo caloroso di un pubblico popolare, inventando una maschera tutta nuova "Felice Sciosciammocca" di grande successo. Ma gli applausi, le relazioni amorose e i tanti figli vengono rallentate da una denuncia del vate D'Annunzio, per una parodia che viene capziosamente definita plagio. In questa disputa emerge la figura del grande filosofo Benedetto Croce che conforta e difende dell'accusa Scarpetta, che poi verra' scagionato dall'accusa. Una storia nella storia e' rappresentata dai tre fratelli De Filippo di cui il regista Martone descrive il disagio umano e psicologico di figli.illegittimi del.patriarca. Il bambino che interpreta il grande Eduardo adolescente lo fa con.una misura e sensibilità veramente eccezionali. Per Scarpetta più che di a-moralita' possiamo.parlare di trans-moralita' con venature boccaccesche. Questa moralita' viene espressa dalla moglie di Scarpetta che dichiara che la loro famiglia non sa cosa sia la vergogna. Il film.si conclude con un'arringa in tribunale di Scarpetta che difende la sua paradia "Il figlio di Iorio" dagli strali degli.intellettuali napoletani che disprezzano la sua arte, ma lui difende con rabbia. Ma questa orgogliosa allicuziine rappresenta il crepuscolo di Scarpetta, che abbassa tristemente il sipario. Servillo riesce a dare credibilità e spessore umano alla maschera di Scarpetta e facendo di QUI RIDO IO un'opera godibile e di qualita' . (Biagio Biancardi)

DRIVE MY CAR. Regia di Ryûsuke Hamaguchi. Giappone 2021. commento   di Silvano Zanghi.  

DRIVE MY CAR commento di Silvano Zanghi

Ero molto incerto se vedere il film “drive my car” perché durava tre ore piene e io non sopporto di stare troppo tempo seduto sia al cinema sia a teatro. Comunque, da buon cinefilo ho deciso di andare. Dalle prime battute il film ha cominciato a intrigarmi, la recitazione mi piaceva molto (specialmente quella dell'interprete maschile principale) e anche la fotografia era molto ricercata. All’inizio non capivo bene cosa volesse dire il regista, soprattutto non capivo il personaggio della moglie che è poi un personaggio chiave. Continuando a vederlo però sono cominciato ad entrare in quel mondo, fatto di cose non dette, di emozioni nascoste per evitare di entrare in conflitto con chi si ama. Ci sono in effetti nel film due storie parallele, una incentrata sul personaggio maschile principale (regista e attore) a cui muore improvvisamente la moglie per emorragia celebrale(scrittrice) che spesso lo tradiva per avere delle emozioni forti da trascrivere nelle sue sceneggiature. Né la moglie né il marito avevano mai affrontato questa situazione. Si crea in seguito un legame quasi di amicizia tra il marito e uno dei giovani amanti della moglie, (anche lui attore) che confessa di amarla ancora. La seconda parte invece si svolge principalmente sul rapporto tra il personaggio principale e la sua autista, una ragazza che aveva una madre molto violenta morta anche essa tragicamente in un terremoto. Anche lei non è mai riuscita a comunicare veramente con la madre. Le due morti improvvise accomunano i due personaggi che ormai stentavano a vivere e lascia loro una speranza per il futuro. Questo film ha vinto l’oscar e per me se l'è meritato. (Silvano Zanghi)


dal film qui rido io

QUI RIDO IO film di Mario Martone. commento di Silvano Zanghi

QUI RIDO IO commento di Silvano Zanghi

Ho visto anche io l'ultimo film di Martone. L’ambientazione è eccellente così come gli attori. Ho trovato di una bravura eccezionale gli interpreti dei piccoli Eduardo e Peppino. Molto bravo anche Toni Servillo, che nelle parti da guitto gioca nel suo. Ho visto sul web una foto della famiglia Scarpetta che vedo di postarvi, è incredibile la somiglianza con gli attori. Ho dei dubbi sul fatto che questo tipo di teatro sia popolare… in realtà gli spettatori allora erano borghesi (come lo sono ancora oggi d’altronde i frequentatori di teatro). Però alla gente piace pensare che tutto il popolino andasse a vedere don Felice Sciosciammocca, visto quasi come un simbolo di napoletanità alla Maradona.   SilvanoZanghi

dal film qui rido io


 l'immortale L'immortale è un film italiano del 2019 diretto da Marco D'Amore, al suo esordio come regista , commento al film  di Biagio Biancardi.

L'immortale, e' un film che segue la scia del successo mondiale di Gomorra e lo fa con.onesta dignità'. Ciro l'immortale e' l'eroe crepuscolare, che cade e si risolleva e trascina la sua vita come eterna punizione per i suoi mostruosi crimini. L'azione si svolge nella bella repubblica baltica della Lettonia dove bande criminali indigene combattono e soccombono contro quelle russe aggressive ed imperialistiche. Sembra un'anticipazione della guerra attuale tra federazione russa ed Ucraina. Ciro e' un leader e vive in un'enclave napoletana che gli.ricorda la sua tormentata adolescenza. La storia si dipana sinuosa ed imprevedibile verso in'epilogo scontato. Il crimine risorge dalle sue ceneri. Ma un piccolo barlume di luce si intravede. Una donna, una vedova, che forse fara' dimenticare un terribile uxoricidio a Ciro. Un buon film che avvince e coinvolge e merita di essere visto. (Biagio Biancardi)


dal film la scuola cattolica

LA SCUOLA CATTOLICA. film di Stefano Mordini it 2021 commento di Gennaro Montanaro

montavo@libero. a mauridal@mauridalfilm.it

La Scuola Cattolica : 2021 Un film sui drammatici risvolti della crescita adolescenziale dove la violenza è trasversale. C'e' l'Italia degli anni '70, quella della maggior parte di noi lettori. Mi è piaciuta la utilità narrativa scelta dal regista che rivela la lodevole intenzione di mostrare non solo un avvenimento ma anche un periodo che contribuisce a spiegare la formazione di veri e propri mostri. Ci viene rivelata e rammentata una società brutale, violenta e maschilista dove i vizi all'interno di posizioni sociali alto-borghesi e le verità più scomode erano abilmente nascosti . Padri violenti, madri viziose ,omosessualità nascoste,persino il colore politico facilmente identificabile nella estrema destra e l'uso di droghe sono elementi solo sfiorati nel film. Credo che il regista abbia scelto di indicare quanto ancora sia necessario fare contro la violenza sulle donne che risultano sempre doppiamente vittime, una volta nello stupro e poi nel giudizio successivo di chi ha saputo e vuole commentare. Gli stupratori sono presentati come personaggi al bivio tipico degli adolescenti e ricordano a chi di noi ha svolto il lavoro di docente il grande sforzo che spesso abbiamo dovuto fare per lenire e spesso gestire le "ebolizzioni caratteriali" (insomma i bollenti spiriti!!) riconoscibili nei nostri giovani studenti. Non mi farei inoltre ingannare dal titolo del film. Qui il Cattolicesimo si sposa con i privilegi sociali alto borghesi di quella società ma si percepisce che è vissuto come sincera fede solo da pochi e talvolta in modo distorto all'interno stesso della scuola. Piace nel film il sottile confronto tra le classi sociali dove a soccombere deve essere quella più modesta . La pellicola mi ha fatto ricordare una barbarie che ha segnato una intera genererazione e sicuramente la società che solo alla metà degli anni ha legiferato lo stupro come danno alla persona e non alla pubblica morale . Vi invito alla visione per identificarci in quel clima e nella realtà dei nostri anni giovanili senza lasciarci troppo catturare dalla violenza degli autori di quell'orribile delitto. Buona visione.    Gennaro Montanaro

DIABOLIK un film dei MAINETTI BROS. commento di Biagio Biancardi

Diabolik e' un film che, pur essendo un.poliziesco non ha tempi sincopati, ad andamento lento. L'azione si distende con riflessività'. L'ambientazione anni '60 e' accurata e filologicamente rigorosa. Le divise dei poliziotti sono quelle del fumetto, belle e magnetiche. Diabolik che dovrebbe essere il protagonista e' invece la spalla dei due veri competitor del lungometraggio: Lady Kant dal.passato torbido ed inconfessabile e l'isp. Ginko, sempre pronto a cogliere qualche piccolo errore dello spietato criminale. Diabolik e' un uomo solo, malinconico, triste e crolla difronte al fascino di Lady Kant. Il film si sviluppa con colpi di scena e piccole pause. Che dire: Diabolik e' un po' incartapecorito e parla con frasi brevi e stitiche. Ginko e' sornione e totalmente impipato. Lady Kant e' una dark lady che, nonostante i suoi delitti emana una carica sensuale forte e violenta. Un buon film, potabile e da vedere, che gli amanti del fumetto apprezzeranno, gli altro forse meno. W il cinema. ( Biagio Biancardi).


THE FRENCH DISPATCH recensione di GENNARO MONTANARO

 THE FRENCH DISPATCH .       Wes Andreson non si smentisce ma radicalizza troppo lo stile delle sue invenzioni cinematografiche.  Per questo motivo a me  The French Dispatch non mi ha del tutto entusiasmato, lo ho trovato eccessivamente malinconico. Lo stile del regista  deborda con il passare dei minuti, finendo col causare una certa confusione nello spettatore. Film troppo abbondante quindi e che diventa anche un po’ pesante se si escludono i primi due episodi . Troppo ego andersoniano  anche se  riconosco nella pellicola un alto valore artistico. L’elogio al giornalismo è evidente e ricalcato sotto ogni aspetto, il gusto vintage, la precisione filmica, le scelte fotografiche, la ambientazione  teatrale quasi ossessiva, direi addirittura maniacale, mi hanno un po’ stancato durante la visione. Anderson unisce follia, sogno e umorismo in una rappresentazione variopinta e stratificata.The French Dispatch stimola continuamente lo spettatore ma forse richiede un’attenzione ed un impegno nella lettura testuale troppo faticosi. Credo sia  necessaria una seconda  visione per cogliere tutti i dettagli che Anderson propone. Gradevole è la ambientazione francese scelta (Anderson ha eletto la Francia sua patria adottiva da diversi anni ) , un ulteriore omaggio a grandi come Truffaut o Godard. Il titolo del film rimanda a quello di un giornale nel quale si riconosce il New Yorker di cui  era lettore proprio il regista fin da ragazzo e all’inizio si celebra la notizia della morte del suo direttore (Bill Murray). La pellicola prosegue poi ad episodi che non hanno alcuna connessione tra di loro. Il primo è un reportage su un artista psicopatico chiuso in carcere mentre il secondo segue i moti studenteschi nella Francia del ’68 e il terzo è la indagine sul rapimento del figlio di un commissario di polizia . La pellicola va  poi avanti , in modo anche un po’ strampalato, con  l’illustrazione filmica di una serie di articoli per un ultimo improbabile numero per arrivare poi all’annunciato necrologio. Il cast di attori è a dir poco monumentale, Benicio del Toro , Frances McDormand ( come non ricordarla in Nomadland ?), Timothée Chalamet, Jeffrey Wright, Adrien Brody , Willem Dafoe, Saoirse Ronan e molti altri ma questi grandi interpreti  sono secondo me vittime della originalità del regista poiché la loro recitazione finisce col rivelarsi alquanto piatta. E'  come se i protagonisti (forse troppi!!)  fossero ognuno una di quelle immagini rappresentata sui fotoromanzi o sugli  albums di figurine di giovanile memoria.(gennaro)

Hammamet un commento di Gennaro Montanaro

Hammamet:....è difficile fare un film su Craxi...meno sull'epoca che ne ha contraddistinto l'ascesa. Il regista ricorre ad un titanico Pierfrancesco Favino...ma lascia solo immaginare l'accaduto. Craxi è decadente, disilluso,consapevole della fine prossima. Come docente di letteratura inglese non posso fare a meno di vederci un Re Lear shakesperiano, un Macbeth o uno dei personaggi da Amleto.E' sicuramente la scelta migliore operata da Gianni Amelio......il protagonista è letterario, lucido ma non "cronacistico " come forse ci si attendeva. Chiunque cerchi la verità su quegli anni...desista dalle sue intenzioni ma la verità storica successiva io la leggo nella improvvisa apparizione di Berlusconi in un lucido discorso sulla guerra in Serbia. Hammamet è un buon film ,non un grande film ma merita attenzione . Ci ho visto la agonia politica del nostro paese che si è manifestata subito dopo la scomparsa di una figura istituzionale che merita una rilettura. Gennaro Montanaro .


TENET un film di NOLAN

RICEVO E PUBBLICO il commento al film di Gennaro Montanaro

Attenzione ,io ho appena visto TENET il fanta-thriller di Christopher Nolan.Un film volutamente complicato…..suggerisco un buon voto in fisica a scuola per vederlo o per ri..vederlo. Innanzitutto attenzione ai dialoghi…..e cercate di evitare di non farvi deviare dal ricco soundtrack che confonde ancora di piu’. A mio parere si tratta di un puzzle senza la composizione dell’immagine finale…e mi chiedo…..è voluto? Bella l’idea del tempo che scorre all’incontrario..ma viene spiegata in modo eccessivamente macchinoso in un film che confonde fin dalla presentazione del protagonista che appare sulla scena e allo spettatore viene quasi imposto di conoscerlo già…..ma chi è??? Da dove viene?....per chi lavora??...Vi prego scordatevi del papa’…Denzel Washington…..la’ siamo ad altri livelli,sebbene il figlio si atteggi da novello 007!! Inoltre il regista ,Nolan, sembra voler drammatizzare le scene ad ogni costo….confondendo lo spettatore a piu’ riprese……(l’ho visto al cinema con lo spettacolo delle 22.00…….suggerisco quello delle 16.30!!!)….e poi…chi mi sa dire alla fine……contro chi sparano…i vari “marines””??????

Non perdetevi il film  The Sisters brothers, commento di

Antonio de Falco 

Nella sonnolente criptoprimavera in corso può sfuggire un appuntamento cinematografico che vale il costo del biglietto. Lo psico-noir-western del regista J. Audiard va visto non solo per la bravura di John C. Reilly ( fantastico Ollio, tra l'altro, nella film Stanlio e Ollio ), ma per l'originale sceneggiatura, gli sfondi dark sui quali si muovono le tragicomiche gesta dei fratelli, invincibili killers, all'epoca della corsa all'oro, al servizio del potente Commodore che li mette sulle tracce di un chimico inventore di una miscela che illumina il fondo dei fiumi e rende visibili le pietre del nobile minerale. L'eccentrico western, tratto da un romanzo di P. deWitt, potrebbe far storcere il naso ai puristi del genere, non agli amanti delle ibridazioni.

Ho visto il film "IL TRADITORE"  di Marco Bellocchio

commento al film di 

Biagio Biancardi

Il film "Il traditore di Bellocchio è uno spaccato dell'Italia quasi Shakespeariano, ma senza indulgere nel sensazionalismo e nella necrofilia .Savino/Buscetta è eccezionale con una recitazione misurata e sobria, ma molto efficace. Il clou del film  è il confronto  Pippo Calò /(Ferracane (altro grandissimo attore)con Buscetta nel maxiprocesso, soloquestodialogo vale il biglietto del film. Poi mi ha turbato una scena apparentemente secondaria: il figlio di Buscetta durante una festa mafiosa viene sorpreso   in preda agli stupefacenti dal padre che lo malmena ed umilia in pubblico, mentre la madre lo assiste con amorevole pietas. E' uno spaccato della violenza di questi signori che si manifesta anche con i propri cari. Invece il personaggio di Falcone è troppo rigido ed imbalsamato, quasi un monumento vivente. Vi consiglio vivamente di vedere il film,    Biagio Biancardi. 

Ho visto il film SELFIE

commento inviato a mauridalfilm

da BIAGIO BIANCARDI

E' un filmdocumentario che indaga sul quartiere Soccavo e in particolare sulla vita nel rione Traiano visto come un mondo a parte popolato da un sottoproletariato sfuggente e immerso nella tragedia di. un futuro nebuloso ed indistinto. I due protagonisti si filmano da soli con il cellulare così come gli altri personaggi ,  in questo modo vi è una presa diretta sulla realtà di un quartiere turbato dalla morte assurda di Davide Bifolco , ragazzo di vita di 16 anni ucciso per errore da un poliziotto che gli spara alle spalle dopo un un rocambolesco inseguimento scambiandolo per un ricercato, Davide era invece incensurato. Una morte assurda , il fratello Tommaso si si lascerà morire poco dopo. La famiglia ed il quartere increduli sono travolti dal dolore che mostra uno Stato vendicativo e assurdo : lontanissimo dai bisogni della gente . La storia narrata è la rielaborazione di questo lutto e la descrizione della vita di questi" ragazzi di vita" soli e rabbiosi . La loro quotidianità è scandita da violenza e tenerezza e uno scrutare un futuro fatto di difficoltà  e indigenza.   Il momemto più bello è quando uno dei due protagonisti recita e commenta l'infinito di Leopardi causa della sua espulsione dalla scuola voluta e indotta da un'insegnante gretta e superficiale. E' un piccolo grande film, da vedere . Assolutamente. B. Biancardi.

JOKER un film. Regia di Todd Phillips. con Joaquin Phoenix,

Ricevo e volentieri pubblico un commento di Gennaro Montanaro ;  

Ho visto JOKER. Film distopico . Fa riflettere..l'atmosfera è ossessiva....gli uomini vivono una realtà quotidiana consapevoli del fallimento...la violenza è dietro l'angolo....Joker..non puo' vivere le sue fobie contando sulal comprensione degli altri. Vive a metà strada tra relatà e fantasia e solo il ruolo da commediante puo' regalargli una apparente normalità.Joker è il vero antieroe ,un personaggio vero, nulal a che fare con i fumetti .E' vittima della violenza della società e di un'ingiustizia sociale che causa rabbia e frustrazione. E' un antieroe invisibile , un essere umano lanciato come un proiettile verso il disastro :Non provi sentimenti particolari per lui , tutti soffrono di frustazioni in fin dei conti e allora tutti siamo dei JOKER !

un commento di GENNARO MONTANARO. : NOTTURNO. un film di GIANFRANCO ROSI

NOTTURNO (2020) di Gianfranco Rosi : Cosa ti aspetti da un documentario?....un commento, un percorso che abbia una direzione e un obbiettivo! No, Il NOTTIRNO di Gianfranco Rosi tradisce il titolo. Non c’e’ nulla di notturno ma tanta luce, tanto colore che però riesce ad esprimere neutralità. Rimani appeso ad un filo di speranza per una terra devastata dalla guerra e dalle suggestioni che le immagini a cinepresa assolutamente statica ma che generano una profonda empatia ti trasmettono. La drammaticità della situazione riesce a disorientarti mentre cerchi dei punti di contatto con le storie e con i personaggi. I tre anni che il regista ha trascorso tra i confini di Iraq, Siria, Kurdistan e Libano rivelano attraverso immagini non la voglia del viaggiatore di raccontare come molti documentari ci hanno abituato ma adrenalina pura e passione autentica.Nulla lascia trasparire i rischi ed pericoli che la troupe ha affrontato. Alla fine i paesaggi che Rosi ti propone, dei veri e propri quadri immobili e per questo affascinanti verso i quali fai fatica ad immaginare le devastazioni che pur ci sono note. La violenza, le torture, l’orrore che si cela dietro l’intero documentario risultano alla fine sconfitti dalla bellezza della natura che le immagini scelte dal regista, ti trasmettono. E’ vero, Rosi fa una scelta di assenza di comunicazione , lui sceglie di rimanere all’esterno delle varie situazioni, bisogna ascoltarlo, come abbiamo fatto stasera in un prezioso incontro al Modernissimo,per scoprirne la spontaneità e assaporare il valore morale dell’opera.

HAMMAMET. un film di Gianni Amelio due commenti di Biagio Biancardi

Hammamet? Film prudente. Il regista ha fatto un compitino corretto, ma esangue. Di Craxi non interessa al pubblico la famiglia o il suo piccolo harem, ma quello che ha rappresentato per l'Italia. Amelio dopo un buon inizio ci ha "appallato" con le vicende personali del leader socialista. Peccato perche' ha avuto un Favino ancora in stato di grazia. Poi vi sono degli aspetti della vicenda di pura fantasia che appesantiscono il film e lo rendono confuso. Un'opera ad andamento lento per pigrizia o paura. Peccato! Biagio Biancardi.

 ho visto Hammamet. Grande interpretazione di Favino e film incentrato molto sull'aspetto umano di Craxi. La seconda parte e' un po' lenta; in alcuni tratti soporifera, di pura fantasia ed anche illogica. La figura di Craxi politicamente viene solo sfiorata perche' era ed e' negativa. Teorizzava l'impunita' per la politica corruttrice ed ha distruuto un partito secolare il PSI condizionato dai suoi deliri narcicistici e che dopo la Sua fuga in Tunisia con alcuni rantoli e' morto. Andreotti ha affrontato i processi con dignita. Bettino e' fuggito. Anche questo aspetto ne fa un politico modesto e mediocre. Pero' rispetto all'ipocrisia ed al cinismo democristiano e comunista era piu' vero e genuino. Questa umanita' la manifesto' anche nel "Caso Moro", da tutti abbandonato, compresi i suoi compagni di partito, ma non da Lui. Riposa in pace.    Biagio Biancardi

 

L'ultima notte a SOHO Regia di Edgar Wright.commento di Gennaro Montanaro

---------- Forwarded message --------- Da: Date: sab 6 nov 2021  Subject: Recensione l'ULTIMA NOTTE A SOHO To: mauridal@mauridalfilm.it

Ultima Notte a Soho…(un po’ Polanski, un po’ Dario Argento)…….ma sicuramente ipnotico !! Che ne direste di un tuffo nella Londra rutilante degli anni ’60 accompagnati da musiche ,atmosfere e personaggi che si mescolano in un caleidoscopio di avvenimenti coinvolgenti? Questo  film cattura e incute paura , un horror unico davvero bello arricchito da una componente sovrannaturale con protagonisti una bravissima (Sandie) Anya Taylor-Joy e (Ellie) e una altrettanto brava Thomasin McKenzie. Il film è giocato sul tema del doppio e dello scambio di persona ed è ambientato nelle strade e nei locali della leggendaria Swinging London, la capitale unica degli anni ‘60, tutta da ballare e tutta da vivere. Ellie (Thomasin McKenzie)  lascia il countryside della Cornovaglia dove vive con la nonna (Rita Tushingham) per andare a studiare  moda a Londra . Ci abituiamo da subito alle sue movenze timide e impacciate che , in una splendida spola tra il 2021 e gli anni '60 riescono  a farci rivivere le atmosfere di questi ultimi. A Londra Ellie  entra in uno strano contatto con i ricordi di  Sandie, una ragazza come lei  che è arrivata a Londra per tentare di sfondare. In un magnifico gioco di specchi la sua vita  in un  attico di stile vintage londinese ,ospite pagante di una certa Miss Collins, si mescola quindi  con quella della  sognatrice  Sandie. Notte dopo notte, Ellie s'immerge nelle memorie della ragazza  rivivendole in prima persona. Ma a questo punto la vita delle due ragazze prenderà  una svolta terribile, che svela il lato oscuro della Londra di quel tempo.  Il regista Edgar Wright ci regala scene di ricordi ,paure, luoghi e fatti che trasformano quegli splendidi anni ’60 in qualcosa di spaventoso e terribile. Wright riesce a tenerci incollati alla poltrona grazie ad una sovrapposizione di immagini di grande scuola. Entriamo in un mondo di luci e colori , una atmosfera ammaliante e in qualche modo magica dove un ottimo missaggio sonoro fa da elemento complementare ai continui ribaltamenti di posizione e potere tra Sandie ed Ellie.  Il registra è bravo nel farci comprendere la disillusione di quella Londra e a trasformarci da spettatori passivi in elementi partecipi degli eventi delle due ragazze . Preparatevi a entrare in un vero e proprio thriller angoscioso nel quale le due ragazze (la protagonista e il suo doppio!!)  dimostrano tutto il proprio talento interpretativo. Personalmente mi sarebbe piaciuto che al cast di supporto delle protagoniste fosse stato dato maggiore spazio se si eccettua un grande Terence Stamp ma, in conclusione , la storia risulta avvincente e fedele a quanto della Londra anni 60 il regista intende presentarci.

L'INCREDIBILE STORIA DELL'ISOLA DELLE ROSE un commento di Gennaro Montanaro

 L'incredibile storia dell'Isola delle Rose Un film di Sydney Sibilia. Con Elio Germano, Matilda De Angelis, Fabrizio Bentivoglio, Luca Zingaretti, François Cluzet.Il nostro ’68 , i nostri sogni ee,forse, anche le nostre illusioni riviste attraverso un sogno e la musica di quegli anni. Elio Germano, ancora una volta fantastico, interpreta una figura folle e un po’ disincantata e ci riporta ai nostri sogni di abbattimento di regole e burocrazia. Quel mondo democristiano non comprendeva ne accettava ma ,anzi, ci soffocava in una moralità senza più senso. Avevamo fame di libertà e trasgressione, ci piacque il maggio francese e le occupazioni delle facoltà e delle scuole. Qualcuno di noi studiava l’esperanto. Il film è un vero e proprio carosello colorato di fatti, personaggi, musica ,curiosità, immagini e soprattutto sensazioni. Gli interpreti tutti un po’ stralunati e fantastici non perdono di dignità neppure nella magistrale interpretazione degli adulti democristiani dell’epoca, in primo luogo un eccellente Fabrizio Bentivoglio (quasi una seriosità rubata a Toto’ e Peppino!!) Film da vedere assolutamente.

 

CRUELLA (Crudelia) 2021 con. Emma Stone ed Emma Thompson. commento di Gennaro Montanaro

CRUELLA (Crudelia) 2021 : Mi sono avvicinato con sospetto ad un film Disneyano come Cruella ma mi ha catturato l’idea che il regista fosse Craig Gillespie e le interpreti principali fossero stars come Emma Stone ed Emma Thompson. Senza contare una scelta live action davvero interessante. I ricordi delle perfidie scoperte per la prima volta da adolescente con “La carica del 101” mi avevano lasciato una amara impressione ; il destino crudele della piccola Estrella , la incredibile scoperta di cosa avesse generato tanta tragedia mi avevano troppo spaventato e non ero, a quel tempo, un cinefilo famelico come oggi. Poi ho visto questo prequel Cruella in una nuova versione cinematografica , ne ho ammirato la estrosità con cui il regista ha curato la intera pellicola , il punk che si contrappone a un mondo falsamente patinato e schifosamente upper class e mi sono sentito gratificato dalla mia scelta. Il regista è capace di dare il giusto spazio alle due eccellenti protagoniste la spregevole Baronessa von Hellman , personaggio, che in fin dei conti si può amare e temere contemporaneamente , e la aspirante ,proletaria, stilista Estrella,contrapponendone i due mondi e deliziandoci con una colonna sonora che ci rimanda alla mai dimenticata swinging London dei miei 20 anni (musica, cinema e moda che esaltavano i personali giovanili entusiasmi rivoluzionari). Il film offre celebri pezzi di altrettanto celebri interpreti come Nina Simone, i Bee Gees, Blondie, i Clash, i Doors e tant’altro. La incredibile commistione tra empatia e malvagità, i confronti-scontri non solo verbali tra la perfida baronessa (Emma Thompson) e la giovane coraggiosa e audace ,chiaramente Punk (Emma Stone) animata in modo ambivalente da rabbia ,sottile astuzia e un pizzico di giustificata cattiveria ,catturano la attenzione con una interessante continuità. I due personaggi gareggiano in un fantastico magnetismo scenico e ,nel caso della Thompson, anche recitativo. Si tratta, è vero, di un film apparentemente scontato ma che alla luce della letteratura cinematografica attuale che ci propone spesso di assolvere certe forme di “cattiveria” ,ci consente di leggere il personaggio di Cruella (Crudelia) in chiave assolutamente coerente con i tempi che stiamo vivendo. A mio parere Cruella è un film da non perdere, è qualcosa che va oltre il famoso cartoon della Disney Production.                                             Gennaro Montanaro .              

locandina film

Tick… Tick… Boom! film di. Lin-Manuel Miranda .commento di Giovanni Licari.

Tick… Tick… Boom! Il ticchettio che scandisce il tempo, la musica, i battiti cardiaci; lo stesso cuore che, come una bomba, esplode in mille emozioni o, talvolta, sceglie di fermarsi, portando via da questo mondo uno dei più grandi Drammaturghi dell’era moderna. Il film narra la storia di Jonathan Larson, brillante autore che sente la pressione di un tempo che scorre incessante e che, piano piano, incalza svegliando bruscamente Johnny da un sogno catatonico: sta per compiere 30 anni e la vita non gli ha dato quello che avrebbe voluto e, forse, meritato. Lin-Manuel Miranda, navigato professionista del palco di Broadway, esordisce alla regia di una ambiziosa opera filmica che è destinata a diventare uno dei prodotti più interessanti del panorama cinematografico appartenente alla grande N; mette in scena un brillante spettacolo che omaggia visivamente il teatro e lo esalta nella sua forma più pura. Il Film si struttura su una dimensione metanarrativa strutturata su due piani temporali paralleli nei quali lo stesso Jonathan rappresenta al suo pubblico la storia a cui noi a nostra volta stiamo assistendo, arrangiando ed interpretando le stesse melodie che poi andranno a sfociare nelle canzoni e coreografie presenti lungo la narrazione. Qui merita una menzione d’onore il montaggio alternato sulla descrizione del rapporto amoroso, perfetta rappresentazione dell’eros da una parte e del Thanatos dall’altra. L’incessante ticchettio che Jonathan avverte fa da cornice alla storia intera e man mano che le mille distrazioni si presentano ad ostacolare la stesura dell’ultima, agognata, canzone si fa sempre più frenetico, claustrofobico. Uno straordinario Andrew Garfield porta sullo schermo un personaggio che, dopo aver dedicato 8 anni della sua vita ad una singola opera, si vede prossimo allo zero; non c’è più tempo per le speranze, il ticchettio diventa sempre più invasivo e mentre lo scenario intorno a lui muta e tutto il mondo sembra imporgli di scegliere, l’unica cosa di cui Jonathan ha bisogno è tempo. Purtroppo, dopo una sconcertante scoperta, capirà che il tempo è un lusso che non appartiene a tutti. Miranda gioca sapientemente con il montaggio visivo e sonoro, interessanti guizzi registici seguono le belle coreografie che contornano i pezzi musicale e, come nelle migliori pieces teatrali, lo spettatore è portato a seguire il ritmo altalenante della giostra di emozioni sulla quale l’autore ci fa salire Dopo La La Land stiamo assistendo ad una rivalutazione generale del genere musical che i grandi film del passato avevano glorificato (West Side Story, Hair, Rocky Horror Picture Show, etc.) e le dimenticabili opere adolescenziali avevano, invece, banalizzato a semplice intrattenimento della domenica pomeriggio. Con le opere di Chazelle non condivide solamente il riscatto morale bensì la tematica dell’ossessione e l’alienazione che questa comporta, l’allontanamento dei cari e l’inevitabile solitudine che ne consegue. Come un turbinio di emozioni Tick, Tick…Boom! Ci fa piangere, ridere e gioire, però nulla è statico, il ritmo cambia, la tonalità cambia. Cala il sipario. Purtroppo, l’unica nota stonata (per rimanere in tema) è la presenza di alcune canzoni che risultano poco incisive e interessanti, nonostante poi la loro messa in scena coreografica sia sempre accompagnata da una ottima fotografia. Sostanzialmente Tick, Tick, Boom! È una straordinaria esperienza audiovisiva che entra in punta di piedi un genere in cui i grandi del passato ne fanno da padrone ma sapendovi attingere e, anche, aggiungendo qualcosa del suo. Sicuramente uno dei film più interessanti targati Netflix. . (Giovanni Licari).

poster film

Dont’ look up. Regia di Adam McKay commento di Gennaro Montanaro

Dont’ look up. Regia di Adam McKay. con Timothée Chalamet, Leonardo DiCaprio, Melanie Lynskey, Jennifer Lawrence, Cate Blanchett. Un “Teatro dell’assurdo” che poi tanto assurdo non è……un disastro alla “Full Monty”! Denudiamoci!!   Merito di un cast eccezionale e di una storia tanto fantascientifica quanto attuale. Tutti i personaggi, tranne la dottoranda Kate Dibiasky (una bravissima Jennifer Lawrence) ,l’unica a rimanere lucida e a battersi affinché l’umanità sappia cosa sta per accadere, sono vittime del sistema… ……in fondo non saprebbero vivere senza quello…. anche se non lo ammetterebbero mai , costoro sembrano appartenere ad una sorta di “specie protetta”, in fin dei conti risulteranno delle simpatiche canaglie!  Don’t Look Up è una sapiente fotografia dell’attualità con una riflessione su elementi quali odio sociale,  noncuranza e soprattutto negazionismo (leggi NO VAX) . Il film fornito di un ritmo davvero frenetico ci aiuta a leggere la pandemia ,qualcosa che ha fatto venire meno tante certezze e che ha cambiato molte delle nostre percezioni .La sua visione impone una constatazione dei meccanismi sociali, politici, mediatici e psicologici che possono entrare in gioco se l’umanità tutta è al cospetto di un pericolo concreto. Un disaster movie che non vuole affatto prendersi sul serio: in fondo si parla della fine del mondo…e che sarà mai?..I due allarmati  protagonisti, due scienziati, contattano le autorità ,arrivano alla Casa Bianca…per essere snobbati e scoprire che il mondo della politica e quello dell’informazione sono solo un grande circo di apparenze e di bugie oltre che di grandi artificiali sorrisi. Un mondo in cui persino la fine del mondo si piega agli interessi economici e agli indici di gradimento! La prima scena del vivace programma mattutino The Daily Rip condotto da una perfida ma sexi Clate Blanchett (Brie) e da un  altrettanto furbetto Tyler Perry (Jack) ci fa capire che il mondo si rivela più scosso dalla rottura tra la popstar Riley Bina (Ariana Grande) e  il DJ Chello, che dalla sua estinzione. I due presentatori, in una trasmissione dove si parla essenzialmente di scandali, riconciliazioni e sex gate rispondono in fondo solo  alle proprie necessità contrattuali di spettacolarizzare qualsiasi cosa.Tutto viene riflesso attraverso personaggi affatto improbabili, un Trump in gonnella (Meryl Streep), una svagata presidentessa degli USA, interessata alle elezioni di mid-term più che a dar retta a due scienziati che con prove alla mano ed il sostegno di importanti verifiche, annunciano il sicuro impatto disastroso di una cometa impazzita.Per non parlare del timido e insicuro  scienziato Randall Mindy (L.Di Caprio) che verrà travolto dalle luci dello show business , fino a trasformarsi in un uomo di spettacolo pronto a sposare la ribalta mediatica. Il film ci fa anche riflettere sul modello comportamentale dei vari ignoti virologi , esperti, epidemiologi che ci hanno afflitto e disorientato attraverso le interviste, i consigli  solo alla ricerca di una propria visibilità e presenzialismo..E’ anche evidente una  logica alla Elon Musk…tutto puo’ essere capitalizzato e la cometa deve diventare un elemento prezioso per un futuro che assicuri guadagni infiniti quasi a nutrire con nuova linfa  un american dream revisited !Quello che mi ha poi lasciato davvero stupito è stata l’idea che la  morte finisce con l’essere un elemento a cui abituarsi ..ma a patto che lo facciano tutti allo stesso modo e nello stesso momento (una estinzione di massa che incredibilmente non è in grado di fermare il fenomeno sociale dello show business!) Si capisce quindi che la trama  non può fare a meno dei furbi, degli arroganti, degli individualisti ,di quelli affetti da noncuranza e menefreghismo nonché ,e qua ci siamo, dei negazionisti , tutti convinti di avere conservato per se una soluzione nascosta per la propria sopravvivenza ma ….sarà poi cosi’?? Consiglio senz’altro questo film aggiungendo che : alla fine si ride….ma solo ..per non piangere!! (Gennaro Montanaro)


dal film Volevo nascondermi

VOLEVO NASCONDERMI. un film di Giorgio Diritti. commento di Silvano Zanghi.

VOLEVO NASCONDERMI

Al cineforum del modernissimo ho visto un film di cui non sapevo assolutamente nulla, né il titolo, né il regista, né l'attore principale, essendo entrato qualche minuto dopo i titoli di testa. Dalle prime inquadrature ho capito che si trattava di un buon film. La storia del pittore naif Ligabue inizia in Svizzera, dove è nato. Ha avuto un’infanzia molto difficile per problemi fisici ma soprattutto psichici. Dopo un breve prologo, in cui si vedono le difficoltà con la famiglia che l’ha adottato in Svizzera, comincia la vera storia di questo grande pittore. Gli inizi in Emilia sono difficili perché è senza soldi e ha bisogno di tutto, inoltre viene bullizzato per i suoi problemi. Piano piano però inizia a dipingere e ad essere accettato ed applaudito da molti per il suo talento innato. La bellezza del film è data secondo me da una fotografia eccezionale e dall'interpretazione unica di Elio Germano. Il grande attore riesce ad entrare perfettamente nel personaggio, mostrandone le devastanti dinamiche psichiche. Ligabue vive con i suoi fantasmi, li combatte, ne è spesso travolto, e l'unica via di uscita è appunto la pittura. Il mondo degli animali è per lui fondamentale, si sente di appartenere a quel mondo e riesce a comunicare con loro. Il bisogno di affetto, ed in particolare dell’ affetto di una donna, lo spinge addirittura a vestirsi con abiti femminili, per sentire una donna accanto a sé, non potendo mai averla nella realtà per i suoi problemi. Eccezionale Elio Germano e bravissimo anche il regista Diritti che non conoscevo. ..(SIlvano Zanghi)