La scuola napoletana di cartoons si conferma con questo film, una eccellenza nel settore animazione cinematografica, e i suoi autori delle ottime presenze nel settore che daranno filo da torcere alle varie produzioni americane e giapponesi. Questa è semplicemente una considerazione che si trae dopo la visione del geniale film di Rak tratto da una favola antica , ma che riesce a raccontare una storia ambientata in una realtà dove la fantasia lascia il posto ad una cruda verità, la malavita esiste ed è presente ormai nelle vite delle persone che vivono in questo determinato contesto, pur non facendone parte. La città di Napoli è un esempio di contesto deviato , e nel film viene trasposta come metafora in una grande nave da crociera dismessa ancorata nel porto ma ancora sede di presenze e personaggi che come fantasmi o meglio come proiezioni di ciò che furono la abitano e agiscono in un tempo indefinito. la storia di cenerentola è una falsariga per raccontare come i personaggi di una antica favola , vestendo i panni di una realtà contemporanea possono ricreare la stessa magia e la stessa emozione infantile che le favole senza età sempre producono. Le animazioni e la tecnica del film aiutano , assieme alle collaudate voci degli attori che doppiano i cartoni, a portare lo spettatore in una dimensione di favola seppure nera e non a lieto fine, un genere già affrontato da Tim Burton tra horror e dark. Un felice futuro agli autori e alla gatta, cartoon napoletano.(mauridal)
LA GATTA CENERENTOLA
Un film di Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri, Dario Sansone
LA TENEREZZA
Un film di Gianni Amelio. Con Elio Germano, Giovanna Mezzogiorno, Micaela Ramazzotti, Greta Scacchi, Renato Carpentieri Italia 2017
Quando la vecchiaia si fa dura, la tenerezza inizia a giocare .
Quando la vecchiaia si fa dura, allora Le tenerezze cominciano a vivere e ad emergere , si fanno largo e a volte vincono. Nel bel film del regista Amelio,tutta la storia di Lorenzo ,avvocato di una Napoli antica, si incentra sulle durezza d'animo che la vita vissuta , la vecchiaia, con i suoi difetti inevitabili,gli determinano . L'anziano avvocato Lorenzo, provato da un ricovero per infarto,ritorna a vivere da solo in casa avendo dei figli lontani fisicamente e affettivamente,avendo abbandonato da tempo la famiglia , con moglie e figli per altri amori, per tentare di vivere una vita egoisticamente più felice ,ma che gli ha comportato dopo la morte della moglie una vita solitaria , quasi misantropa, con durezze e inasprimenti del carattere . Questo personaggio diventa nell'Italia di oggi, contemporanea al film di Amelio e al romanzo a cui si ispira, un frequente e comunissimo tipo umano che abita e vive nelle città ,anzi diventando una porzione di popolazione quasi preminente a quella giovanile , dove i giovani fanno fatica a iniziare una vita autonoma. Ed è così che il vecchio Lorenzo ormai inspessito come le sue arterie, si trova a contatto per caso con una giovane coppia con due figli piccoli , i quali vengono ad abitare nell'antico palazzo napoletano dove lui abita .Da questo casuale incontro , scaturisce una voglia di tenerezza per tutti i personaggi,un intreccio di umanità e di sentimenti coinvolgenti che fanno del film un piccolo gioiello di narrazione e recitazione con espressività tali da rendere i dialoghi e le immagini pur necessari ,anche a volte superflui. Si può dire che il gioco del racconto si basa su espressività e sentimenti suggeriti , come pure i luoghi e la città di Napoli da sfondo alle azioni. Sicuramente la recitazione di Micaela Ramazzotti ,di Elio Germano , nei panni della giovane coppia ,tenera sì ma sfortunata, risulta efficace e comunicativa, ma la prova di Renato Carpentieri, come l'avvocato Lorenzo,è superba e piena di significato, sia per lo spessore dell'attore ma anche per la piena aderenza al tema della tenerezza che si vuole dare al personaggio, chiuso nella scorza della vecchiaia .(mauridal)
IL TEMPO RESTERA'
Un film di Giorgio Verdelli. Con Tony Esposito, Ezio Bosso, Gaetano Daniele, Selif Keita, Enzo Biagi, Enzo Gragnaniello, Eros Ramazzotti, Stefano Bollani,IT 2017
o'tiempo Passa e che fa.. O'tiemp ' restarrà, sicuramente avrebbe detto al futuro un artista della musica come Pino Daniele che invece andando via troppo presto, ci lascia per sempre tutta la sua musica, tutta la sua arte di musicista e cantante come i più grandi della musica di tutti i tempi e di tutte le parti del mondo. La cultura e la vita di Napoli , rivivono nella musica di Pino, come nell'ottimo film di Verdelli, tutti lo chiamano, affettuosamente, dagli amici alle straordinarie masse di pubblico che lo acclamano e lo invocano nei tanti concerti tenuti ovunque. il segreto di Pino ,verrebbe voglia di sapere, ovvero quella dose di alleria e di tristezza,o pucundria, che in effetti ha mescolato nelle canzoni ottenendo una musica veramente di tutti , dai giovani ai vecchi da quelli sistemati bene a quelli diseredati e ai margini. Eppoi la città di Napoli, una componente del segreto, una Napoli fisica , materiale, vissuta appieno che, e nel film si vede, viene restituita generosamente a tutto il pubblico che magari non la conosce o meglio si ferma ai luoghi comuni e stereotipati. Dunque una carrellata di emozioni tra immagini e musica e le parole di Pino che arrivano anche dai momenti più personali, da racconti in casa con gli amici i suoi amici musicisti, Senese , De Piscopo,Gragnaniello e tutti gli altri, quelli che ha incontrato con ironia e senso della leggerezza. Tra le figure più incisive, si rivedono i musicisti come Bollani, Clapton come Ezio Bosso, gli attori come Troisi Decaro , non ultima la voce di Claudio Amendola narra di alcuni momenti che vengono proposti come filmati inediti . Un film- viaggio nel Bus, come viaggiavano i musicisti della Band di Pino per i concerti, e rendono perfettamente il clima di alleria e scugnizzeria di tutti loro , compagni di viaggio per un lungo tratto fino alla fermata dove Pino Daniele è sceso. (mauridal)
SILENCE
Un film di Martin Scorsese. Con Andrew Garfield, Adam Driver, Liam Neeson,
Silence Padres, Samurai, Solntse shogun
SILENCE un film di Martin Scorsese USA 2016 Martin Scorsese, : « Si crea un’atmosfera attraverso l’immagine. Ci si colloca in un ambiente dove si può sentire l’alterità. E sono queste le immagini, le idee e le emozioni che si traggono dal cinema. Ci sono certe cose intangibili che le parole, semplicemente, non possono esprimere». La dichiarazione è di Martin Scorsese ,sul film Silence , e credo sia la chiave per capire e decifrare il film , che contiene molti livelli di lettura , a volte poco chiari per chi da comune spettatore si pone davanti ad una opera cinematografica con tutto l'impegno possibile, ma che alla fine, come in questo film si limita a registrare, l'impossibilità per le parole di esprimere un senso religioso ,spirituale che il regista ormai decisamente avverte e cerca di comunicare. Scorsese ci ha abituati alla azione spregiudicata e violenta dei suoi personaggi, e le storie che ha raccontato fino ad ora forse hanno sottinteso un motivo morale oppure etico , ma qui la questione diventa una palese ricerca del senso e della necessità del trascendente,e che si pone col nome di Gesù cristo o col nome di Budda , a seconda dei personaggi che si presentano, siano preti gesuiti portoghesi che monaci giapponesi o apostati cristiani. Il film dichiara soprattutto attraverso le immagini , che il silenzio , è necessario per ascoltare se stessi e interpretare il volere del Dio in cui si crede, e difatti il film mancando di colonna sonora accentua l'importanza dei dialoghi , anche troppo intensi e pieni di parole pur se monologhi interiori dei due preti gesuiti. Insomma un film che prende e interessa lo spettatore sensibile alla crisi dei modelli e dei valori religiosi che nei secoli passati ha visto dure contrapposizioni di civiltà e popoli e che ancora oggi nel nome del Dio e dei sui profeti rischia di condurre l'umanità alla catastrofe. Ma il merito di Scorsese è di aver mostrato una crisi individuale , una ricerca spirituale intima dell'uomo e non una religione di potere sociale che condiziona stati e intere società , anche se una certa critica allusiva ad un palude in cui versava il Giappone nel 1600 forse non coincide con il vero tema del film. Ad ogni modo non sfugge che il regista stesso sia coinvolto in una contraddittoria ricerca mistico spirituale , più vicina alla spiritualità orientale che a quella occidentale. La chiave risolutiva del film , è la libertà di credere e la possibilità di un uomo anche di non credere in un Dio ,addirittura di rifiutare e di calpestare una scelta per un principio di umanità che deve valere su tutto ,religioni e ideologie comprese. Forse Martin Scorsese in questo suo gran bel film sente di dover lasciare un messaggio di libertà in un bilancio della sua opera di regista. (mauridal)
HO VISTO IL FILM
Lo chiamavano Jeeg Robot
A volte , quando una maschera, un fumetto, un personaggio del cinema, viene assimilato, digerito, e quindi introietteto, da parte di chi lo , insegue per tutto il tempo che ha disponibile , e nel caso dei giovani della periferia di grandi metropoli, il tempo è molto ,tanto tempo libero per deprivazione e disoccupazione , per mancanza di riferimenti sociali e culturali, allora il personaggio, ilfumetto diventa reale , si sostituisce all'identità di chi ,originariamente ne era solo spettatore, e quindi tutta la realtà vissuta ne esce distorta anzi si cerca di farla aderire all'immagine fantasiosa che nella mente dei soggetti più deboli si forma e si consolida tanto da sostituirsi alla realtà stessa E' Questo il caso di Ceccotti Enzo che finirà dopo una serie di vicende col credere di essere davvero Jeeg Robot . Nel cinema altri film hanno affrontato l'argomento. Reality, di Garrone, a suo modo anche Her con il suo confine debole tra la ragione e la follia, ma entrambi però, danno ragione a HiroshiSuperhero alias Enzo Ceccotti, alias Claudio Santamaria che come il suo antesignano Lèon è privo di qualunque senso morale e di ragionevolezza e non può giustificare le azioni, sconsiderate come le invenzioni di un cartoon di super eroi come l'uomo tigre o jeeg robot o altri .Ma Il tratto ironico e incosapevolmente comico di Jeeg - Ceccotti, ricorda per chi quegli anni li ha vissuti, le gesta di Dorellik antieroe che pure casca senza farsi male. Ma qui la drammaticità della borgata di Tor Bella Monica impone una serie di scelte, e quella dei super poteri che il nostro Hero acquisisce dopo un tuffo nel biondo Tevere pieno di liquami radioattivi, è veramente geniale. Il povero super Hero è proprio scalognato, ma nulla lo fermerà soprattutto dopo l'incontro con la vera eroina , Alessia ,l'ottima Ilenia Pastorelli , non nel senso tossicologico, bensì come ragazza semicosciente ma principessa del bene che darà senso e credibilità al Ceccotti Jeeg che da ladruncolo vorrà sfruttare i super poteri trasteverini per salvare Roma e i romani da una non meglio identificata alleanza GomoSuburra, che vorrà dominare sulla Roma Capitale. E qui entra in gioco il vero , autentico AntiHero, nei panni di Luca Marinelli/ er zingaro che non ha bisogno di calarsi nella parte, è di suo lo sguardo e l'aspetto luciferino di perdente della mala ma che a tutti i costi vuole sfidare, per riscattsrsi, dice , il potente eroe buono Ceccotti Enzo in arte Jeeg Robot. Insomma un bel casino tra personaggi che raccontati dal regista sembrano realistici ma al contempo agli occhi dello spettatore devono apparire cartoons, Dunque un confine labile tra livelli narrativi differenti, e forse questa la vera novità del film , si entra e si esce dal livello rappresentativo realistico delle borgate , per entrare ed uscire nel mondo fumettaro dei personaggi . Per il sottofondo malavitoso della Roma Capitale si sviluppa una intuizione di Caligari regista del film “non essere cattivo” di cui Marinelli è tramite . Una alleanza Gomorra -Suburra che in realtà non si è realizzata per evidenti differenze antropologiche. Lo Stadio Olimpico teatro di guerre con morti e feriti tra tifoserie armate ne rappresenta l'esito. Il film si conclude con un duello tra un buono Ceccotti diventato un vero super Jeeg Robot contro un cattivo Zingaro che nel frattempo è diventato un drag Queen vendicativo anch'egli dotatato dei super poteri dopo un necessario tuffo – bagno nel miracoloso Tiber radioattivo. Finale si direbbe sconbicchierato ma ci sta, nel contesto cartoonesco. La lotta tra i due avrà l'esito scontato del trionfo di un fumetto su una triste realtà, lo stadio è salvo, la partita continua.(mauridal)
Lo chiamavano Jeeg Robot
Un film di Gabriele Mainetti. Con Claudio Santamaria, Luca Marinelli, Ilenia Pastorelli, Stefano Ambrogi IT 2015
CAFE' SOCIETY.
Un film di Woody Allen. Con Jeannie Berlin, Steve Carell, Jesse Eisenberg Kristen Stewart
CAFE' SOCIETY
Café Society. di Woody Allen, USA 2016 E' un film pieno di fascino , nella tendenza di un “Fashion movie” A partire dalla locandina manifesto, dove con un tratto di linea alla maniera Liberty, il profilo di una donna dal collo lungo e i capelli neri a caschetto ,e il segno di una lacrimuccia dorata sulla guancia , danno il senso di una malinconia retrò . Il grande vecchio Woody è un inguaribile giovanotto romantico, che non la finisce di amare le signore donne , sapendo di non essere ricambiato appieno, o almeno non come vorrebbe. Tutti i suoi film rappresentano i vari aspetti, per lo più ironici, di questa sua drammatica sofferenza. Ma qui in questo film, la cifra, è il fascino della donna, pur tormentata , ma avvolta dal glamour della bella Società americana degli anni venti trenta dove tra gangster e affari , si consumava la ricchezza e la bella vita di una classe sociale benestante prima della II guerra.. In particolare il protagonista , Bobby, Jesse Eisenberg , è un giovane ebreo pieno di talento ma nato nel Bronx , che aspira a trovare un posto come scrittore ad Hollywood, ed è la trasposizione di Woody Allen da giovane, con tutte le sue indecisione e complessi , dall'essere un ebreo, ma assolutamente non ortodosso, fino alle sue innumerevoli incertezze con le donne di cui si innamora. Dunque a Bob si presenta Vonnie la protagonista femminile, bella e perversa , interpretata da Kristen Stewart che con i suoi sguardi ammalianti seduce , ma non convince. La storia è straordinariamente banale, lei è bella, lui il giovane Bob se ne innamora, ma non sa che è la donna del capo, con cui entrambi lavorano , lei come segretaria, e che alla fine di vari tormenti e ripensamenti , lei sposerà. Tuttavia, la storia viene travalicata dalla fascinazione dei luoghi e dei personaggi tutti, che ripresi dalla camera e dalla fotografia di Storaro acquistano una priorità tale che il film è godibile e fluidamente scorrevole , anche ascoltando la impareggiabile colonna sonora di brani Jazz d'epoca, appunto uno swing anni venti, che Woody avrebbe voluto suonare proprio in quei locali così ben descritti nel film. Lo spettatore non rimane deluso perchè Woody ancora ironizza sulle delusioni e sulla caducità dei sentimenti, che esprime la stessa Kristen con le sue occhiaie , rimandando uno sguardo perduto e vacuo che non promette nulla di buono. Infatti, inevitabilmente Vonnie lascia l' innamorato Bob per sposare il ricco e potente padrone di turno, ma continua a pensare all'amato Bob , che intanto ha trovato per ironia tutta di Woody una altra donna, con lo stesso nome Vonnie , per tentare una vita normale con figli e tutto il resto. Rimane la filosofia della vita come una commedia sadica, come recita la voce narrante dello stesso Allen , che a volte si allaccia con la voce del personaggio Bob a sottolineare la identità fra le due figure. Il Cinema di Woody Allen ne esce vincente, e come lui stesso afferma , ancora una volta ha saputo simpaticamente imbrogliare , senza volerlo , il suo pubblico . (mauridal)
INDIVISIBILI
Un film di Edoardo De Angelis. Con Marianna Fontana, Angela Fontana, Antonia Truppo, Massimiliano Rossi, ITA 2016
INDIVISIBILI
le due pari indissolubili, ma non troppo .di mauridal
INDIVISIBILI un film di Edoardo De Angelis. Italia 2016
Senza scomodare i principi della geometria o della matematica, ma i numeri primi sono divisibili solo per sé stessi, pare di ricordare e quindi indivisibili con tutti gli altri numeri. Il numero due è divisibile solo con i numeri pari ad es. il quattro, il sei e ovviamente con lo stesso numero 2, così il risultato è uno. Tutta questa premessa , per introdurre il film dal titolo INDIVISIBILI, che ci presenta una storia di un duo ovvero di una coppia di gemelle siamesi indivisibili, non solo perché siamesi e quindi unite per l’anca sebbene staccabili, con una ordinaria operazione chirurgica, ma, in quanto veramente inseparabili, dal punto di vista psicologico, della personalità e della sicurezza affettiva. "Siamo nate così, è inevitabile, che l’una mangi e l’altra abbia mal di pancia", si dicono, tra loro , nei dialoghi in stretto dialetto napoletano , del film. Dunque, chiedono le due ragazze ormai adulte, perché è, e deve essere sempre così. E qui , il regista e lo sceneggiatore , Nicola Guaglianone, che è decisivo per le ambientazioni di periferia e un certo carattere dei personaggi, tra l’emarginato, e il border line, danno varie risposte, la prima , le due gemelle sono così e devono rimanere così per volere di un padre e una madre degenerati se non depravati, che le usano e sfruttano, facendo un mucchio di soldi per farle cantare, in coro nelle feste pacchiane e volgari del popolo sottoproletario superstizioso e ignorante se non malavitoso, che con una buona dose di sottosviluppo culturale, le considerano come un portafortuna miracoloso, da toccare e baciare come una reliquia. Le ragazze dalla nascita non furono staccate e in seguito neanche poiché risultano un grande affare per tutta la numerosa famiglia . Il film a questo punto si dilunga mostrando più volte le gemelle che cantano, e tra l’altro le giovani attrici Angela e Marianna Fontana esordienti ma bravissime, sono nella realtà anche sorelle , ma semplici, e davvero cantano all’unisono per il piacere di un pubblico neomelodico. Diversamente merita un accenno la colonna sonora del film che fa da sfondo, con le differenti musiche e i testi originali di Enzo Avitabile, e che perfino mette in risalto certi passaggi del film . Altra risposta, affonda nel fattore sottosviluppo e arretratezza della situazione socio antropologica in cui il film è ambientato .Quelle zona note come “ terra dei fuochi” , e adiacenti , e come Castel Volturno, in particolare, sono note per l’alta concentrazione di immigrati africani regolari e non, sfruttati per i lavori agricoli. Le cronache nere si sono occupate spesso di Castelvolturno, località non a caso scelta dalla grande Miriam Makeba per il suo ultimo concerto di solidarietà a quel popolo africano schiavizzato. Insomma, una materia abbondante per una storia da raccontare, e alla fine, il film riesce ad affrontare , parzialmente le molte problematiche, seppure sulla falsariga della vicenda direi new romantic delle gemelle vocalist che tragicamente si ritroveranno staccate fisicamente, ma sopravvivranno per essere condannate alla simbiosi e dipendenza psicologica. Alcune forzature di ambientazione , ed una eccessiva descrizione di alcuni personaggi, alla fine non disturba il significato ultimo, del film che il regista sottolinea, dunque, la difficoltà o a volte l’impossibilità di separare persone e cose intimamente legate, da più di un motivo materiale. Forse metafora pessimistica di un legame indissolubile tra una terra , un luogo e il suo destino . (mauridal)
THE HATEFUL EIGHT
Un film di Quentin Tarantino. Con Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Walton Goggins, Demián Bichir
THE HATEFUL EIGHT
quegli otto anzi nove carogne di film di mauridal
THE HATEFUL EIGHT un Film di Quentin Tarantino USA 2015 Quando un titolo di un film evoca e riporta alla memoria altri titoli, altre storie altri film che pure sono rimasti impressi nell'immaginario tuo e di moltri altri,allora fin dal titolo puoi capire che c'è qualcosa d'interessante da vedere ,da scoprire. Quando il regista del film , è anche l'autore della storia , e quindi colui che ha voluto evocare fin dal titolo altro dalla sua opera, e quando il regista è Quentin Tarantino , onnivoro della Cinematografia, allora possiamo stare tranquilli , il film è già qualcosa di buono. Dunque , contando i titoli di film di genere dai Quattro dell'Ave Maria, i quattro dell'Apocalisse , i Sette uomini d'oro, quella sporca dozzina, i sette samurai, i magnifici sette, i sei della grande rapina, e soprattutto , i Dieci piccoli indiani di Renè Clair, i tredici assassini e via , si arriva ai nostri otto detestabili, di Tarantino ma che alla fine dei conti sono in tutto ,nove carogne e non è poco! Basterebbe questo, per fare letteralmente i conti ! con un geniale regista americano che realizza film western saccheggiando i precedenti storici alla Ford per intenderci ma anche dagli spaghetti western italiani. Questo film comunque lo si voglia definire , Pulp, ultra splatter, rimane una pietra miliare tarantiniana che per il suo pubblico è una vera goduria. Intanto vengono rispettate tutte le regole del genere , i personaggi sono tutti particolarmente appropriati , tutti cattivi, vere carogne ma anche in fondo buoni il maggiore Warren soldato rinnegato , capolavoro di Samuel Jackson , amico di penna di Lincoln, vuole difendere la causa dei negri come pure l'impiccatore Ruth , che addirittura si commuove a leggere la presunta vera lettera di Lincoln al caro amico Warren che per un caffè avvelenato non può portare a conclusione la sua missione, cioè impiccare la ingloriosa bastarda Daisy -lady macbettiana che sarà alla base di tutto il massacro finale , canonico stallo messicano. A proposito di questo L'ironia del cartello affisso all'interno dell'emporio- stazione di Minnie per le diligenze in sosta, verso la mitica Red Rock luogo irragiungibile da buoni e cattivi, recitava : vietato l'ingresso ai cani e ai messicani, ora Tarantino qui si conferma un vero son of a bitch, non può sfuggire infatti che , amico e a volte collaboratore dei suoi film è il regista messicano Rodriguez,sodale nello stile cinema” pulp” ma questo ci conferma l'anima goliardica di Quentin che non può fare a meno di inserire scene e dialoghi estremi pur di scandalizzare o nauseare il pubblico. Il finale del film è degno della frase che recita :tutti i bastardi meritano di essere impiccati, ma i grandi bastardi sono quelli che impiccano. E così in fondo riscatta in parte La Daisy che muore sì penzolando ad un cappio e tuttavia i tirapiedi sono peggio di lei. Dunque Tra le righe per tutto il film si intravvede un messaggio para politico di Tarantino : la questione dei nigger, ovvero il razzismo che è ancora irrisolto in America , e in questo western al posto del duello finale , vi è un regolamento di conti tra l'ex generale confederato Smithers razzista e il maggiore nero unionista Warren, e la questione della giustizia , intesa come giuste leggi da applicare ad una società democratica come gli Usa , il discorso del boia di Red Rock è significativo, lui esercita il mestiere di boia, in nome della legge, oggi ammazzo te, domani l'altro , ma senza coinvolgimento, lui fa il boia senza passione. Da qui la conclusione che la giustizia si applica senza passione, altrimenti corre il rischio di non essere giusta. Ma quel boia è anche un assassino e su di lui pende una taglia che nessuno potrà incassare . L'unico che si potrà salvare come il buono , è il sedicente sceriffo Mannix che non prende accordi con nessuno dei fuorilegge tranne che con il negro, il maggiore Warren, ed insieme pur colpiti a morte nella sparatoria finale, impiccheranno la detestabile Daisy , leggendo con nostalgia le ultime righe della mitica lettera del presidente Lincoln all'amico Warren. Cos'altro si può concludere, se non che bere un caffè a volte è fatale, ma che le ingiustizie razziali, sociali e d umane non si risolvono neanche con le pallottole. P.S. Il doppiaggio in italiano, non rende, la vera natura del linguaggio slang crudo dei personaggi. ( MAURIDAL )
ho visto il film HER ,
Lei Un film di Spike Jonze. Con Joaquin Phoenix, Scarlett Johansson
LEI ,quando si perde la ragione ,commento di mauridal.
Quando si perde la ragione ,il sentimento prende il sopravvento. Allora sono guai per Theodor il protagonista umano , di una storia futuribile, che si avvia a sopravvivere alla sua separazione dalla amata moglie e compagna che lo ha lasciato da solo in balia dei ricordi e delle nostalgie del passato. Il nostro Theo, che lo spettatore , quasi da subito adotta come un amico,inizia a ricostruirsi ,ma attanagliato dalla presenza immateriale dei ricordi, della sua ex compagna, ricrea per sè una vita virtuale , con un computer dotato di un O. S. un sistema operativo umanizzato e personalizzato, che prende la voce e le sembianze virtuali di una donna, Samantha, la 'altra protagonista virtuale. del film . Tutto questo potrebbe ascriversi al solito film di fantascienza dove i PC dialogano con l'uomo, magari dominandolo. Tuttavia la storia si rivela sentimentale e addirittura tecno- romantica. L'ambientazione è in un futuro prossimo, in una Los Angeles molto tecno, con Theo , che ormai persa una parte di vita umana razionale, si rifugia nella vita virtuale con l'OS. Samantha che attraverso la voce umanizzata, lo segue dovunque e lo accompagna dapperttutto dalla mattina appena sveglio fino a sera, con l'auricolare e la microvideo camera . Theo si innamora diSamantha,che con la sua voce di donna sensuale lo accompagna anche in performance di autoerotismo con lei. Ma dove la storia si distacca decisamente dal solito, è nella svolta sentimentale del PC e del suo OS. Samantha che si dichiara anch'essa innamorata di theo, addirittura soiffrendo per non essere un corpo da offrirsi all'amore. La follia per theo è molto vicina, ma quando Samantha vorrà incarnarsi trovando su internet una ragazza che è disposta a fare da corpo alla sua voce, e si presenta nella camera di Theodor per amarlo, Theo si ritrae, rifiutando di accoppiarsi ad un banale corpo di donna teleguidato da una voce che prefigura invece una donna meravigliosa e sensuale . Come nelle comuni umane storie d'amore avviene una crisi qui forse vi è un crash, Il Sistema Samantha , per gelosia da rifiuto , si negherà a Theo , ma lo tradisce con altro SO suo simile più evoluto, facendolo cadere in una depressione inconsolabile.Dunque la storia sarebbe conclusa se Theo non riprendesse un barlume di lucidità accorgendosi della sua vicina che a sua volta in crisi da SO e lasciata dal suo uomo, gli accorda una amicizia umana. Il sistema Samantha riprende il contatto, ma per confessare a Theo di amare altri 6mila contatti, e qui Theo crolla del tutto .Persa l'esclusiva per la sua Lei -Samantha, al povero Theo non rimane che rifugiarsi nei ricordi e nell'amicizia semplice per gli umani. . Una visione terribile per il futuro oppure un monito per l’oggi, non ci resta che riflettere sui rapporti umani, e ciò che ne rimane . Buona l’interpretazione di Phoenix -Theodore ma superbo il doppiaggio italiano di Lei- Samantha curato da Micaela Ramazzotti (mauridal)
SONG TO SONG
Un film di Terrence Malick. Con Ryan Gosling, Rooney Mara, Michael Fassbender, Natalie Portman, Cate Blanchett
SONG TO SONG , una indigestione di funghi allucinogeni , commento di mauridal
Da quando la cultura pop americana , come è la letteratura di Kerouac, Burroughs, Bukowski, Ferlinghetti, con tutta la west Coast , ha lasciato un segno indelebile in molti autori americani e non solo , allora ci avviciniamo a comprendere talune espressioni artistiche nelle arti anche europee oltre che americane. La Pop art in pittura, con autori come Wharol e Pollock ma anche Hopper . Dunque la Popular Art riesce a fondersi nei campus della California con la Beat generation? Forse, ma tra quegli studenti californiani c’è da scommettere che un giovane studente di Filosofia come Terrence Malik tra l’altro seguace e studente di Wittgenstein, riesce ad elaborare una sua linea di filosofia della vita e sceglie il cinema , proprio la cinematografia , scritta e realizzata nei film che inizia a girare come regista e sceneggiatore. Pochi film, ma ben presenti nel cinema internazionale. Malik diventa una firma che riassumendo per estrema sintesi , racconta una dicotomia tra estese periferie rurali provinciali culturalmente rozze e centri urbani degli Stati Uniti ricchi e contraddittori dove ‘ l’umanità è inconsapevole della presenza di un malessere profondo che coinvolge donne e uomini , incapaci di sopravvivere in una società dove il bene e il male si confondono. Ecco gli uomini e le donne di questo ultimo Film , Song to Song , allo spettatore europeo , paiono inconsapevoli e incapaci a riempire un loro vuoto esistenziale, che dall’interno di un’anima introvabile, un personaggio femminile la cerca in fondo alla bocca o nelle orecchie del suo uomo, si trasferisce anche negli ambienti esterni tutti in prevalenza. lussuosi appartamenti-ville con piscine dove i personaggi si inseguono contorcendosi in improbabili attacchi di erotismo onirico, più che sessuale. Tuttavia L’Umanità per Malik esiste ancora e si evidenzia stavolta attraverso la musica, e il suo personaggio protagonista , BV con la faccia di Gosling, come un giovane musicista . Varia umanità anche gli altri ,cantanti e suonatori di varie band in concerto rock ad Austin cittadina del Texas, cara a Malik , dove pare abiti. Dunque la musica rock pop e la sua gente come veicolo di Umanità, e forse il passaggio del film , più umano e realistico è lì dove appare la vera Patti Smith, che parla a ruota libera , sulla vita vissuta sua come donna e musicista con intento morale verso una giovane donna, musicista agli inizi di carriera . Si intrecciano vita e morte anche nelle scene dove il personaggio BV incontra il padre morente in ospedale e si chiede e ci interpella sul senso della vita quando poi saremo tutti morti. Ma l’ironia in tal caso soccorre Malik quando nel pieno di una delle tante feste a bordo piscina, l’altro personaggio , il ricco manager Cook ,con la faccia del bravo Fassbender, si avvicina ad un grande vaso contenenti le ceneri del defunto “dottore “ versandoci dentro alcune gocce di alcolici per poi brindare con l’urna stessa e i bicchieri pieni di Burbon. (mauridal)
UN RE ALLO SBANDO
KING OF the BELGIANS
Un film di Peter Brosens, Jessica Woodworth. Con Peter Van den Begin, Bruno Georis, Lucie Debay, Titus De Voogdt, Pieter van der Houwen
Belgio, Paesi Bassi, Bulgaria 2016
King of the Belgians Balcani coast to coast , di mauridal
Una commedia ironica , che induce al sorriso e al buon umore ,più che alla riflessione sulle condizioni descritte nel film, dell’Europa e degli stati appartenenti all’unione di fatto, come il Belgio e a quelli aspiranti ad entrarvi come la Turchia. Quando un film affronta tematiche più complicate di quelle che il regista voleva affrontare con leggerezza , allora bisogna apprezzare con l’occhio leggero appunto, tutto il film e in speciale modo i personaggi , l’improbabile Re Nicolas III, e la sua corte scombiccherata, ma anche il personaggio chiave della storia ovvero un ancor di più scombinato regista inglese di documentari , incaricato dal re a filmare il viaggio di ritorno di tutta la corte dalla Turchia dove il re si trovava per visita di stato e da dove riparte improvvisamente , ripercorrendo a ritroso tutta l’Europa in macchina , in Bus o addirittura a piedi ,Coast to Coast per rientrare subito in patria a causa di un colpo di stato . Ora La fantasia degli autori è veramente tanta ad immaginare un colpo si stato in vallonea, o in Fiandra , come dire una rivolta dei cantoni svizzeri o una ribellione dei sanmarinesi verso il Vaticano. Dunque un sorriso surreale, direi , che il film strappa agli indulgenti spettatori , per una storia iperrealista ,ma confortata dalla faccia interpretativa di Peter Van den Begin l’ imbranato re triste, che non sa mai cosa fare . Intanto il film ha un rimbalzo di interesse nel personaggio di un regista inglese, forse per un omaggio alla Brexit, che gira un road movie del viaggio di rientro del re nel film che lo racconta , e dunque le immagini si accavallano e si crea un effetto sdoppiamento di film nel film. Potremmo concludere che il vero regista,il belga, Brosens ha girato un doppio film a sua insaputa, considerando l’andamento sciroccato di tutta la storia. (mauridal)
La ragazza del treno
Un film di Tate Taylor. Con Emily Blunt, Haley Bennett, Rebecca Ferguson USA 2016
LA RAGAZZA DEL TRENO
Sul tema della psiche ,delle inquietudini, del buio nelle voragini della mente che talvolta si aprono negli esseri umani, si è detto, scritto, filmato tanto, molto , forse troppo. Al di la di testi specialistici , di psichiatria o psicologici, la materia è stata trattata in vari modi. Quando chi lo ha fatto è un autore di cinema, un regista o uno sceneggiatore, allora il film che ne è scaturito , ha avuto il privilegio di una qualità, una marcia in più. Troppe storie di donne e uomini malati di mente , ad esempio, affollano gli scaffali di librerie , con romanzi , thriller o altri generi .La cinematografia moderna ne è piena, mi limito a citare Kubrik ,come regista che ha realizzato capolavori ,sul piano cinematografico ,cioè veri film, dove il tema si narrava attraverso il linguaggio delle immagini La ragazza sul treno , ovvero il personaggio di Rachel, è un personaggio letterario , con tutte le caratteristiche di una figura complessa che solo la parola scritta con tutte le mille sfumature che concede, può raccontare. Il film è costruito attorno al personaggio, che con le altre due donne forma il trio delle grazie assassine, ma insomma ne esce una costruzione debole, direi trasparente, dove il tutto e tutti sono ben visibili, comprensibili, quasi scontati fin dall'inizio. Una storia di psiche distorta , di fragilità mentale può anche essere narrata in vari modi, tralasciando, il genere thriller, vi è l'ironia, la leggerezza della invenzione libera che può spaziare nella storia senza costringere lo spettatore in uno schema narrativo rigido. Dunque , questo è un film imbrigliato nella storia narrata dal romanzo scritto da cui è tratta la sceneggiatura. Il delitto vero, è il film, assassinato dal regista , che ne ha fatto la vittima del libro. La brava Emily Blunt ha centrato il personaggio,di Rachel, e tutto il film, è concentrato su di lei ed è forse l'unico merito del regista.(mauridal)
LA PAZZA GIOIA
film di Paolo Virzì. Con Valeria Bruni Tedeschi, Micaela Ramazzotti, Valentina Carnelutti
Italia 2016
LA PAZZA GIOIA
(Un sorriso bipolare, commento di mauridal). Quando il cinema si è occupato della follia , e ha voluto raccontare storie di folli , di malati mentali o di disagio psichico ,allora per forza di cose la sensibilità del regista , la sua abilità nell'affrontare il tema, su una delle malattie più difficili e tante volte drammatiche per tutta la società, deve prevalere sul film . Sappiamo che un film esiste, ovvero è considerato spettacolo , in quanto opera godibile per un pubblico, spesso distratto , oppure a volte attratto dal cinema solo per allontanarsi dalla realtà , ma appena il tema che il film racconta si accosta ad una speciale verità, ovvero affronta problemi o diventa serio, allora è di grande importanza,la figura dell’autore e chi realizza il film. Dunque sceneggiatura e regia sono di fondamentale importanza per una opera di cinematografia che voglia aspirare ad essere ben ricordata e accettata da un pubblico attento e benevolente. Quando il regista è anche il co-autore della storia ( Francesca Archibugi è, l’altra sceneggiatrice,) come nel film La pazza gioia di Virzì ,allora possiamo indugiare per approfondire la motivazione del film e quindi la resa o la presa sul pubblico. Indubbiamente il tema è delicato e la follia al femminile poteva avere molte versioni ,la scelta di Virzì è stata originale , ovvero senza alcun riferimento al genere “follia a cinema” quindi niente Shining, niente Matti da slegare, niente Voli su nidi di cuculo , e in questo, una scelta coraggiosa nel personificare la delicata follia di Beatrice e la follia più disperata di Donatella, in una sintesi di follia femminile che potremmo dire bipolare dove c’è sia esaltazione con divertimento e gioia, come pure una tragica e maniacale rincorsa al baratro e alla distruzione. Questi aspetti sono stati abilmente sdoppiati nei due personaggi ben interpretati dalla Valeria Bruni Tedeschi e da Micaela Ramazzotti. Il personaggio di Beatrice è reso efficacemente in tutte le difficili sfumature di follia con quel pizzico di ironia che l’autore ha voluto rimarcare, rendendo complementare l’altro personaggio, laddove per chiarezza , le due protagoniste sono integrate in una unica narrazione della follia. Tuttavia Beatrice ha una forza in più , la sua è una follia coinvolgente, e in qualche modo inarrestabile, come i suoi discorsi e le sue finzioni , anche divertenti nella fragile sconclusione che portano con sé. Il tema è terribilmente tragico come attuale, troppi esempi di follie ,riempiono le cronache quotidiane, spesso tragedie al maschile con vittime al femminile. In questo racconto la visione al femminile delle follie è portata più verso le pazzerelle giocose che non altro, ma forse è il limite di questo buon film, che a parte la rimarcata ambientazione tosco -grossetana e viareggina , care al regista , funziona meglio con la coppia di brave attrici , la cui recitazione è davvero eccellente.( mauridal)
JOKER Regia di Todd Phillips con Joaquin Phoenix, Robert De Niro, Zazie Beetz. Quando il cinema prende a prestito un personaggio e una storia , creati per il fumetto e vuole realizzare una trasposizione filmica ovvero da disegno a personaggio umano , da racconto disegnato su carta in movie story , con ambientazioni reali, e dunque da fantasie immaginate a fantasie realizzate in verosimili storie con personaggi umanizzati , allora la scommessa di una piena riuscita cinematografica , risulta difficile . Questo film , da un Joker fumetto di Batman con una sua propria coerenza , diventa per mano del regista Phillips , un Joker disperato reietto , scarto sociale ,malato mentale definito Joker da un conduttore di talk show della TV americana anni ottanta. La storia che ne segue Ë quasi irrilevante poiché tutto il film si basa sulla interpretazione del personaggio fumetto Joker, realizzata in chiave umana , dallo straordinario attore che Ë Joaquin Phoenix. Certo la sceneggiatura del film accompagna la vicenda di Arthur Fleck /Joker ma in definitiva Ë solo la faccia, il corpo e le azioni dell'attore che salvano il film. Tutta la storia sceneggiata si aggroviglia in una matassa senza un vero bandolo , poiché appare troppo debole il filo della malattia mentale ridanciana di Arthur Fleck /Joker, che lo porta , dopo una prima parte di analisi introspettiva del personaggio, ben riuscita, a diventare infine un leader di bande di delinquenti reietti che si ribellano ad una vita da poveri disgraziati in una città dominata da ricchi si presume capitalisti al potere in una metropoli americana. Il tutto sulla falsariga di un Joker per metà assassino pazzo delinquente , e per l'altra metà un Leader Maximo dei diseredati. Dunque un bel pasticcio di cake all'americana che non apporta un granché alla chiarezza della situazione delle società dominate dalla ricchezza di pochi elementi contro la grande quantità di povertà ed emarginazione di troppa umanità . Merito del film Joker, intanto è di aver almeno intuito il tema e di reinterpretare l’ essere Joker , il personaggio giusto , in maniera tale da colpire l'immaginazione di un vasto pubblico di cinema, oltre i confini del fumetto. (mauridal ) .
ho visto il film LE VITE DEGLI ALTRI. REGIA Florian Henckel von Donnersmarck
UN FILM DEL 2006 DI UN GIOVANE REGISTA ALLORA ESORDIENTE , MA CON UNA SUA CIFRA STILISTICA BEN ESPRESSA , IN QUESTA OPERA . LA NARRAZIONE E’ SERRATA ,I PERSONAGGI PROTAGONISTI, IL CAPITANO DELLA STASI Gerd Wiesler IL DRAMMATURGO Georg Dreyman E LA SUA COMPAGNA UNA ATTRICE Christa-Maria, SONO FIGURE BEN DESCRITTE E RAPPRESENTATE , ALL INTERNO DI UNA CUPA ATMOSFERA GRIGIA DI UNA CITTA’ COME BERLINO EST , DELLA DDR , PRIMA DEL CROLLO DEL MURO NEL 1984 . UNA STORIA TUTTA TEDESCA DEL DOPOGUERRA MA CON RISVOLTI E ASPETTI TANTO PERSONALI E INDIVIDUALI , DA TRAVALICARE I CONFINI NAZIONALI E POLITICI DELLA STORIA ,.COINVOLGENDO LA MENTE E I L’ANIMO DELLA GRAN PARTE DI SPETTATORI DEL FILM. CERTO SI TRATTA ANCHE DELLA STORIA POLITICA DELLA. REPUBBLICA TEDESCA, MA VORREI SOTTOLINEARE DI COME IL REGISTA SIA RIUSCITO A INDAGARE LA MOTIVAZIONE INTIMA E PSICOLOGICA DELLE AZIONI DI TUTTI I PERSONAGGI. CREDO DI INDIVIDUARE NEL PROTAGONISTA, IL CAPITANO DELLA POLIZIA SEGRETA, GERD E NELLO SCRITTORE GEORG , DUE ANTAGONISTI CHE SI RIFLETTONO RECIPROCAMENTE IN UNA STESSA IMMAGINE, DI UOMINI DOMINATI DA UN POTERE ESTERNO CHE LI CONDIZIONA . DUNQUE NESSUNO SI MUOVE IN LIBERTÀ’ . ANZI TUTTI SONO CONTROLLATI E CONTROLLORI DEGLI ALTRI, IN PARTICOLARE IL REGIME COMUNISTA DELLA DDR TRAMITE LA POLIZIA STASI NELLA PERSONA DEL CAPITANO GERD CONTROLLA LA VITA DELLO SCRITTORE , PER INDIVIDUARE LA COLPA DELLA DISSIDENZA . E QUI INTERVIENE UNA VARIABILE FEMMINILE CHE INFINE SCONVOLGE TRAGICAMENTE GLI EQUILIBRI COSI DETERMINATI. INFATTI NELL’OPERA DI CONTROLLO DEL CAPITANO, GERD TRAMITE INTERCETTAZIONI E SPIE NELLA STESSA CASA DELLA COPPIA DI GEORG E CHRISTA MARIE , SALTA FUORI L’INFEDELTÀ’ E LA DIPENDENZA DI LEI A FARMACI PROIBITI , CHE LA INDUCONO A RAPPORTI SESSUALI COL MINISTRO DELLA CULTURA , PUR DI CONTINUARE A RECITARE NEI TEATRI DI STATO. INTANTO IL CAPITANO GERD , DA SOLDATO SPIA COMINCIA A CAMBIARE , LA SUA INTIMA OPINIONE, E ANCHE CONVINZIONE VERSO I SUPERIORI, IL REGIME, E SOPRATTUTO VERSO I SUOI CONTROLLATI CHE NON I SONO PIU NEMICI DEL POPOLO , MA ESSERI UMANI IN DIFFICOLTA , LEI CON LA PROPRIA VITA DI DONNA E ATTRICE E LUI CON UNA DISSIDENZA LATENTE AI SOPRUSI DEL POTERE. IL TEMA DI FONDO DEL FILM E’ DUNQUE IL CAMBIAMENTO DEL RUOLO E DLL’ANIMO DEGLI UOMINI NEI CONFRONTI DELLA PROPRIA E DALLA ALTRUI VITA . IL CAPITANO GERD DOPO AVER SCELTO DI NON DENUNCIARE ANZI SALVARE LO SCRITTORE GEORG , CHE IN EFFETTI SCRIVEVA ARTICOLI CONTRO IL REGIME, ASSISTE AL SUICIDIO DI CHRISTA MARIE CHE AVEVA GIA’ DENUNCIATO L’AMATO GEORGE , PER FARE L’ATTRICE DI TEATRO. IL FILM CONCLUDE LA NARRAZIONE , PRESENTANDO I DUE ANTAGONISTI , IN RUOLI OPPOSTI, GERD L’UFFICIALE STASI , CHE VIENE DEGRADATO A PORTALETTERE, E GEORGE SCRITTORE DI SUCCESSO CHE DOPO LA CADUTA DEL MURO E LA RIUNIFICAZIONE DELLA REPUBBLICA FEDERALE TEDESCA, HA LE PROVE DELLA SUA SALVEZZA GRAZIE ALL INTERVENTO DEL CAPITANO , A CUI DEDICA UN LIBRO CON LA SIGLA SEGRETA , CHE AVEVA NELLA STASI. QUESTO LIBRO VERRA ‘ COMPERATO DAL VECCHIO GERD CHE LO CONSIDERA COME UN OMAGGIO DEL PASSATO AL PROPRIO PRESENTE PROFONDAMENTE CAMBIATO. (MAURIDAL)