QUADERNO CINEMA  mauridal film.it

periodico di commenti e critica cinematografica

LACENO D ORO PREMIO a PEDRO COSTA REGISTA

Pedro Costa Premio alla carriera "Pier Paolo Pasolini"

Pedro Costa è un regista e sceneggiatore portoghese. Nato a Lisbona nel 1958, Costa esordisce con O Sangue, storia di due fratelli che affrontano la morte del padre. Nel 1995 scrive e dirige Casa De Lava, ambientato a Capo Verde, avvicinandosi così al suo ritorno alla realtà del quartiere Fontainhas, bidonville della capitale portoghese, approdo degli immigrati capoverdiani. Il quartiere diventa lo scenario d’eccellenza dei suoi film successivi, a partire da Ossos girato nel 1997 fra le strade e la gente di Fontainhas. Nel 2000 gira No Quarto da Vanda e nel 2006 con Juventude em marcha racconta le vicende dell’immigrato Ventura, chiudendo così la trilogia di Fontainhas. Nel 2012 firma Lamento de vida jovem, cortometraggio girato per il film collettivo Centro Histórico, diretto anche da Aki Kaurismäki, Víctor Erice e Manoel de Oliveira. Nel 2014 vince il Pardo d’argento al Festival di Locarno con Cavalo dinheiro, nel quale il capoverdiano Ventura è di nuovo protagonista. Con Vitalina Varela, vincitore del Pardo d’oro a Locarno 2019, Costa torna su un personaggio femminile già raccontato: Vitalina, donna capoverdiana che torna a Lisbona dopo i funerali del marito, il defunto Joaquim, amico di Ventura

Laceno d'oro 2019/ tutti i vincitori - Laceno d'oro 44° Edizione

Laceno d’oro 2019: tutti i vincitori NEWS, News Home page Laceno d’oro 2019: tutti i vincitori Arriva da Israele il vincitore del premio “Laceno d’oro” come Miglior Film della 44esima edizione del Festival del Cinema Internazionale di Avellino diretto da Antonio Spagnuolo: è “Thunder from the sea” di Yotam Ben-David. “Non è facile trovare un giovane cineasta che filmi con intelligenza l’eccessiva velocità del mondo di oggi. – Si legge nella motivazione – Con una luce essenziale, è riuscito a far diventare grandiosa la nostalgia di un ventenne per i suoi 15 anni. Oltre a questo, il modo con cui ha utilizzato la luce è qualcosa di nuovo per il cinema contemporaneo: la luce diegetica dunque trova la verità”. Il film, che si aggiudica il premio di 3.000 €, è ambientato tra le colline di Israele, tra il giorno e la notte, tre amici di lungo corso si ritrovano tra ricordi di infanzia e storie dell’età adulta, dove qualcosa è andato ineluttabilmente perso per sempre. Menzione speciale Zumiriki di Oskar Alegria “per il modo in cui ha filmato un viaggio nell’isola della sua infanzia, un luogo oggi invisibile dove, a differenza di Robinson Crusoe, ha provato a riscattare la propria felicità”. I lavori sono stati scelti dal presidente di giuria, il regista portoghese João Botelho, con il critico cinematografico Cecilia Ermini e il regista Simone Manetti. Per la sezione documentari vince il “Laceno d’oro doc”, “Non è sogno” di Giovanni Cioni a cui va un premio di 1.500 €. Un film nel film, sviluppato intorno alle prove di alcuni dialoghi fra Totò e Ninetto Davoli in “Cosa sono le nuvole” di Pasolini e frammenti de “La vita è sogno” di Calderon de Barca. Queste prove interpretate, ripetute, con i ciak, con ciò che accade fuoricampo, diventano gli innesti di racconti e sogni, messaggi e canti, dispute sulla condizione umana che parrebbero teatrali salvo che sono veridiche e filosofiche come una fiaba. Menzione speciale a “Maelstrom” dell’olandese Misja Pekel. In giuria i registi Erika Rossi e Lo Thivolle (anche Premio Giacomo D’Onofrio 2019), e il critico cinematografico Matteo Berardini. Il vincitore della categoria “Gli occhi sulla città” dedicata ai cortometraggi è l’italiano “L’azzurro del cielo” di Enea Zucchetti. Una città silente, misteriosamente priva d’abitanti, è attraversata da un uomo giunto da un paese lontano. Le architetture anonime che compongo il paesaggio urbano lo guidano in uno spazio inaccessibile, il cimitero cittadino, che lo farà riflettere sulla propria identità. Menzione speciale a “The places from where I write you letters” della regista croata Nikolina Bogdanović. Il vincitore dei corti, a cui va il premio di Euro 1.500, è stato scelto da una giuria composta dal direttore della fotografia Ferran Paredes Rubio, dallo scrittore e filmmaker Daniele Ietri Pitton e Vincenzo Madaro, direttore artistico di “Vicoli Corti”. Il “Premio del pubblico”, con una votazione degli spettatori all’uscita delle sale, è stato attribuito al film italiano “America” di Giacomo Abbruzzese. Storia di Claudio, nato in Grecia, cresciuto a Venezia, sposato a Taranto e assassinato a New York dopo aver inseguito il sogno americano per vent’anni. Giacomo Abbruzzese ripercorre la storia di suo nonno, facendo immergere lo spettatore nella New York degli anni 60 e l’atmosfera dei film gangster sulla musica di Billy Joel, svelando il ritratto di un uomo che nessuno ha mai davvero conosciuto. “Premio del pubblico” per la sezione di “Spazio Campania”, vetrina delle produzioni del territorio, a “Tutte le strade” di Sam Di Marzo. Per finire, tanta emozione anche per Pedro Costa, vincitore del Premio alla carriera “Pier Paolo Pasolini” con la seguente motivazione: “È un rapporto di amore e odio, un dialogo incessante, quello tra la luce e l’ombra, nel cinema di Pedro Costa. Un confronto che facilmente slitta dal tessuto visivo dell’immagine a tutte le implicazioni teoriche e metaforiche possibili. Un gioco di emersione ed immersione, di individuazione e annullamento. Ed è come se ogni singola esistenza, nell’attimo stesso in cui prova ad affacciarsi alla ribalta, non potesse far altro che ribadire il proprio desiderio di accesso e di fuga da un mondo senza contorni e senza direzioni”.

Franco Maresco Premio alla carriera "Laceno d'Oro"

FRANCO MARESCO regista

Franco Maresco è un regista, sceneggiatore e montatore italiano. Nasce a Palermo nel 1958 e nel 1986 inizia a collaborare con Daniele Ciprì, con il quale raggiunge presto la notorietà grazie a trasmissioni come Blob, Fuori Orario. Cose (mai) viste e Avanzi. Nel 1995 realizza con Ciprì il suo primo lungometraggio, Lo zio di Brooklyn, cui hanno fatto seguito altre regie cofirmate come Totò che visse due volte (1998) e Il ritorno di Cagliostro (2003). Con Ciprì firma anche moltissimi cortometraggi e documentari come Enzo, domani a Palermo! (1999), Steve Plays Duke (1999) e il film a metà tra il documentario e la fiction Come inguaiammo il cinema italiano – La vera storia di Franco e Ciccio (2004). Attivi anche sul piccolo schermo i due dirigono Blob – Cinico TV (1992), e le serie televisive I migliori nani della nostra vita e Ai confini della pietà. Successivamente il duo artistico si scioglie e Maresco realizza Io sono Tony Scott, ovvero come l’Italia fece fuori il più grande clarinettista jazz (2010), Belluscone – Una storia siciliana (2014), Gli uomini di questa città io non li conosco – Vite e teatro di Franco Scaldati (2015), La mia Battaglia (2016), proiettato al MAXXI in occasione della mostra sulla fotografa palermitana Letizia Battaglia. Nel 2019 presenta all’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia La mafia non è più quella di una volta. ( vedi recensione mauridal nella pag Venezia76 Cinema) )

Giù dal vivo Regia: Nazareno Manuel Nicoletti 2019 74’ Produzione: Arci Movie, Parallelo 41

Giù dal vivo Regia: Nazareno Manuel Nicoletti Anno: 2019 Paese: Italia Durata: 74’ Produzione: Arci Movie, Parallelo 41

 Sinossi: Ai margini della periferia di Napoli, confinata dalla ferrovia, una giovane donna che torna a casa per stare con i suoi genitori, un uomo che vuole abbandonare il quartiere e un pugile che si allena mascherato sono i protagonisti di questo documentario che sottolinea il degrado della zona est della metropoli. Perdendo lo sguardo tra la visione della realtà e scene oniriche che si susseguono, Nicoletti compone un collage di questo universo urbano.

Non è sogno Regia: Giovanni Cioni Anno: 2019 : Italia Durata: 94’ Produzione: Arch Film, Giovanni Cioni

Non è sogno Regia: Giovanni Cioni

 

Sinossi: Siamo in un film nel film, sviluppato intorno alle prove di alcuni dialoghi fra Totò e Ninetto Davoli in “Cosa sono le nuvole” di Pasolini e frammenti de “La vita è sogno” di Calderon de Barca. Queste prove interpretate, ripetute, con i ciak, con ciò che accade fuoricampo, diventano gli innesti di racconti e sogni, messaggi e canti, dispute sulla condizione umana che parrebbero teatrali salvo che sono veridiche e filosofiche come una fiaba. Storie di vita emergono, alcune terribili, tra cui quella di Domenico, ragazzo ergastolano.